
Joele Leotta
Nibionno (lecco), 9 luglio 2014 - Fine pena mai. I tre assassini di Joele Leotta, il 20enne di Nibionno che la sera di domenica 20 ottobre 2013 è stato massacrato di botte nella sua stanza d’albergo a Maidstone, nel Kent, sono stati condannati all’ergastolo. A emettere il massimo verdetto è stato ieri mattina il giudice Philip Statman della seconda sezione del tribunale della Corte della corona, il quale ha inflitto loro anche altri dodici anni per aver ferito Alex Galbiati di Rogeno, il coetaneo e compagno di sempre del brianzolo ucciso, scampato miracolosamente alla mattanza.
Aleksandras Zuravliovas, il 26enne di Beaumont Road che ha infierito più di tutti sui ragazzi italiani non potrà uscire di prigione almeno per i prossimi ventuno anni. Quando è stata letta la sentenza ha pianto. Saulius Tamoliunas, 24enne di Union Street e Linas Zidonis, un senza tetto di 21 anni, gli altri due che hanno partecipato all’aggressione a sorpresa invece non torneranno a piede libero prima di vent’anni. Loro non hanno tradito alcuna emozione. «Durante le undici settimane e mezzo di udienze non avete dimostrato alcun rimorso», li ha rimproverati il magistrato, secondo cui il movente della spedizione punitiva sarebbe stata una denuncia per schiamazzi contro i lituani, che pensavano che a rivolgersi agli agenti di polizia fossero stati proprio gli ultimi arrivati.
Eppure il quarto alla sbarra, Tomas Geležinis di 31 anni, che abitava nell’appartamento sopra a quello di Joele e Alex e che avrebbe in qualche modo ordinato il raid, è stato prosciolto. Inquirenti e investigatori non sono riusciti a dimostrare che abbia partecipato direttamente all’agguato, lui ha sempre sostenuto di essere intervenuto per dividere i contendenti e poi di essersene andato quando ha compreso che i connazionali si stavano preparando ad un secondo raid per terminare ciò che avevano cominciato. «La decisione francamente mi lascia perplesso - commenta il console generale italiano a Londra Massimo Mazzanti, che ha seguito l’intero iter giuridico e assistito passo passo con i suoi collaboratori i familiari delle vittime -. In ogni modo almeno per gli altri è stata comminata una punizione esemplare e in tempi estremamente brevi».
«Sono ancora troppe le domande senza risposta su quello che è successo, probabilmente non le troveremo mai - non nascondono la delusione mamma Patrizia e papà Ivan, i genitori di Joele -. Lui non lo meritava, non potremo mai accettare quello che gli è successo. L’unica sicurezza che abbiamo ora è la visita quotidiana alla tomba di nostro figlio. Si dice che il tempo lenisca il dolore, ma ogni giorno che trascorre la sofferenza per noi aumenta».