Jet precipitato sul Monte Legnone: superstite e azienda saranno indagati

Un atto dovuto per consentire ai consulenti di parte di assistere all'autopsia sul corpo della vittima, il pilota inglese Dave Hasley

Le operazioni di soccorso sul Legnone

Le operazioni di soccorso sul Legnone

Lecco - Non risultano al momento indagati per il disastro aereo sul Legnone, costato la vita al pilota inglese 49enne Dave Hasley e il ferimento al top gun italiano di 53 anni Gianpaolo Goattin. Presto però verranno notificati i primi avvisi di garanzia. Si tratta di atti dovuti. Prima di effettuare l’autopsia sulla salma della vittima occorre infatti che venga fornita la possibilità a tutte le persone che in futuro potrebbero essere chiamate a rispondere della morte del pilota di nominare legali e periti di parte fin dalle prime battute dell’inchiesta dei magistrati della Procura lecchese.

Probabilmente finiranno nel registro degli indagati sia i vertici della Leonardo Spa, il gioiello dell’ingegneria aerospaziale tricolore che ha prodotto l’M 346 che si è schiantato sul versante Nord della montagna più alta della provincia di Lecco, sia lo stesso superstite, unico testimone diretto dell’incidente.

"Siamo usciti da un looping ma non abbiamo ripreso quota e non siamo più riusciti a governare il velivolo", ha raccontato proprio quest’ultimo agli inquirenti. La sua deposizione dovrà però essere confrontata con le registrazioni di tutti i parametri e di tutte le comunicazioni radio della scatola nera ancora da recuperare, oltre che con la rotta. Dai tracciati emerge che i due piloti hanno tracciato diverse triangolazioni per formare traiettorie a “8“ nel cielo sopra il confine tra le province di Lecco, Como e Sondrio, con diverse variazioni di quota sempre sopra i 4mila metri e di velocità, in uno spazio utilizzato per voli di addestramento, prima di una virata secca a destra, poi a sinistra infine di nuovo a destra.

Il jet era registrato con il codice “MM“ riservato agli apparecchi militari italiani sebbene a uso ancora civile, ma batteva bandiera del Congo. Era destinato alla vendita a clienti esteri, dalla società produttrice però non hanno voluto rivelare a chi per motivi di segretezza industriale e sicurezza degli acquirenti, probabilmente forze armate asiatiche o africane.