Quel che resta di un paio di ossa lunghe e altri frammenti di scheletro che si confondo con sassi e terra. A prima vista, a occhio nudo, è difficile pure per gli archeologi stabilire a quanti individui appartenessero quelle spoglie, e ancora di più l’epoca, figuriamoci il sesso e l’età. I reperti umani sono stati rinvenuti nei giorni scorsi a Civate, durante i lavori di scavo per la realizzazione dell’adduttrice dell’acquedotto intercomunale. I resti sono stati trovati ad un metro di profondità, sotto l’asfalto di via Papa Giovanni XXIII, vicino alla chiesa dei santi Nazaro e Celso, che risale all’epoca longobarda, tra il VIII e XVIII secolo, ma che è stata costruita su una precedente postazione militare romana. Si trova in località La Santa ed è dedicata appunto a due santi soldati, un ulteriore indizio della presenza dell’antica postazione militare. Non sono stati individuati tombe né segni di sepoltura, ma, essendo la zona vicino ad una chiesa, una delle ipotesi più plausibili è che che resta di parte di una fossa di un vecchio cimitero che si trovava in un’area sacra nei pressi del luogo di culto, come si usava una volta, quando le tombe venivano riutilizzate a più riprese per inumare persone diverse oppure si seppellivano persone nel terreno, senza lapide né tanto meno una tomba. Potrebbero risalire magari al Medioevo, che è comunque un periodo molto lungo. Al momento si tratta tuttavia di congetture, perché gli esperti della Soprintendenza di Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese non hanno ancora comunicato nulla in merito. "Appena riceveremo informazioni in merito le comunicheremo", spiegano da Lario Reti Holding. D.D.S.
CronacaIndagini sulle ossa ritrovate. La Soprintendenza al lavoro