Lecco – Eroina da iniettarsi in vena, con una siringa usata più volte, sporca e magari infetta, in un bosco, a bordo strada o sulla panchina di una stazione ferroviaria. Un ritorno al passano, come negli anni ‘80. A vendere la “nera“ da iniettarsi, insieme alla cocaina, la “bianca“, e all’hashish, erano i sei spacciatori di morte identificati e catturati nei giorni scorsi, dopo mesi di indagini, dagli investigatori dell’Antidroga della Mobile di Lecco. Cinque di loro, che hanno tra i 21 anni il più giovane e i 28 il più grande, sono stati arrestati, mentre uno per ora è riuscito a scampare alla cattura.
"Una sostanza, l’eroina, che provoca una elevata dipendenza – spiega Simona De Luca, dirigente della Mobile lecchese –. Molti assuntori loro clienti spesso l’acquistavano a credito, perché senza soldi per pagarla subito. Se però non saldavano il debito nei termini pattuiti, spesso gli spacciatori li minacciavano, li picchiavano e ricorrevano alla violenza". Per sdebitarsi, i clienti erano inoltre obbligati a ospitarli e nasconderli, anche in casa, oppure a lavorare per loro, come vedette per lanciare l’allarme o cavallini, vittime due volte, della droga e degli spacciatori, pronti a tutto e a subire e fare di tutto pur di rimediare la dose quotidiana.
Due dei cinque arrestati sono stati rintracciati e bloccati a Valmadrera, in un rifugio di fortuna messo a disposizione proprio da alcuni clienti tossicodipendenti. "Tra gli assuntori che abbiamo individuato e ascoltato, molti, la maggior parte sono eroinomani – prosegue la comandante della Mobile –. La modalità di consumo che abbiamo riscontrato è quella più classica". Tramite endovena appunto, perché l’eroina da iniettare in vena costa meno, ne occorre meno per ottenere lo stesso effetto di quella fumata e inalata e fa effetto prima.