Il reporter Rangeloni racconta la guerra dal fronte filorusso

"Lanciati attacchi mirati su città e obiettivi strategici"

Donbass, la grande guerra minacciata e annunciata da giorni è arrivata. A raccontarla, direttamente sul fronte e dalla parte degli indipendentisti filorussi, c’è Vittorio Nicola Rangeloni, 30enne lecchese originario di Barzio, reporter e fixer per i colleghi italiani, uno dei pochi occidentali che sta seguendo la situazione dall’"altra parte della barricata". Alle bombe, ai colpi di mortaio e alle raffiche di mitra è abituato, dalle parti di Donetsk il conflitto era in corso da tempo. Ai traccianti della contraerea dei militari ucraini che rischiarano a giorno il buio della notte, alle scie luminose dei missili ad alta precisione russi e ai potenti elicotteri dell’Armata rossa a bassa quota un poco meno. "Mercoledì mattina alle ore 5 circa ora di Mosca, il presidente russo ha annunciato l’inizio delle operazioni speciali militari per la difesa della popolazione del Donbass – raccontava ieri, con l’elmetto in testa, il giubbotto antiproiettile indosso e una macchina fotografica in mano -. Sono stati lanciati attacchi mirati su diverse città ucraine su obiettivi strategici. Le voci sono contrastanti, è difficile trovare conferme ufficiali. Lungo la linea del fronte si stanno svolgendo pesanti combattimenti". Quanti abitano nei Paesi strappati all’Ucraina sembrano salutare i russi come i liberatori, i deputati dei parlamenti locali, insieme ai riservisti e a molti volontari fanno la fila per arruolarsi. La guerra però è guerra, i militari ucraini rispondono al fuoco, ci sono morti, anche tra i civili. La situazione è pericolosa e pure gli osservatori internazionali dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa, hanno preferito ritirarsi e abbandonare il campo. D.D.S.