ANDREA MORLEO
Cronaca

"Il gruppo era tutto per noi poi è stato fatto a pezzi e sono rimasti solo i cocci"

I retroscena di una stagione disastrosa e dei continui ribaltoni in panchina

Giocatore ed ex capitano. Vice-allenatore nell’anno del ritorno in B del Lecco dopo 50 anni di attesa. Quindi la promozione ad ammiraglio del vascello bluceleste all’indomani della cacciata di Luciano Foschi. Sorte poi subìta con l’arrivo di Aglietti, fino al nuovo incarico per guidare la squadra ormai nel baratro accettato chiarendo che non era tornato "per fare i miracoli". In effetti il miracolo della salvezza Andrea Malgrati, 40 anni da compiere a giugno, lecchese “doc“, casa in provincia, non l’ha compiuto, eppure rimane un simbolo di coerenza in una stagione disgraziata e culminata con un’amara retrocessione.

Malgrati, cosa salva di questa stagione?

"L’importante esperienza di cimentarsi in una categoria come la B ma anche importanti vittorie come quella a Palermo e in casa con il Parma. Questo rimarrà per sempre insieme la disponibilità dei ragazzi nei miei confronti: non è poco considerato che alcuni giocatori avevano fatto la Champions".

Cosa ha cambiato al suo arrivo?

"Tutto. Siamo passati dal 3-5-2 al 4-3-3, gioco palla a terra partendo dal portiere, cosa che non si faceva prima e ho dato fiducia a giocatori che sino ad allora giocavano poco".

Con Foschi come è andata?

"Il rapporto con Luciano si era incrinato già alla vigilia dei playoff: avevo idee molto diverse ma da vice ho sempre cercato di aiutarlo e alla fine abbiamo vinto i playoff di C, anche se per l’occasione si sono allineati tutti i pianeti. Se li rigiochiamo altre cento volte non so se li vinciamo".

Poi è arrivata l’estate folle...

"L’estate scorsa è stata la mazzata principale che ha rovinato l’intera stagione. Un giorno eravamo in serie B, un giorno in C e un giorno nemmeno ci iscrivevamo. Non è una scusante ma la società ha davvero avuto poco tempo per programmare la B: quando è iniziato il campionato, la rosa era ancora da completare e se per di più sei una matricola, le paghi per forza".

Con il suo arrivo però le cose sembravano essersi messe per il verso giusto. La partita persa con la Ternana è stata invece la svolta in negativo?

"No, quello è stato il primo tempo più bello della stagione. ricordo cosa dissi ai ragazzi all’intervallo: attenzione che in serie B è sempre difficile portarla a casa. È finita 2-3 ma non è stata quella la svolta negativa, perché poi è arrivato il pareggio con il Venezia e la vittoria con il Sud Tirol". .

Allora è stata la rivoluzione con le quasi 30 operazioni di mercato a gennaio?

"Ho la mia idea ma su questo preferisco non rispondere".

L’esonero?

"Ci può stare: nel calcio non c’è mai pazienza. Però bisognava capire che vivendo da tempo lo spogliatoio anche come giocatore potevo avere una percezione più precisa".

Un errore mandar via i giocatori simbolo della promozione?

"Quando il valore principale di una squadra è il gruppo e lo rompi, ti esponi a grossi rischi".

Bilancio finale?

"Ho detto che ero tornato perché per me era una vetrina, un’occasione. La retrocessione è molto amara ma egoisticamente il mio bilancio è molto positivo: gli unici punti veri sono stati fatti da noi. Ho fatto un esperienza che mi servirà nel futuro".

E ora?

"A Lecco ho passato sei anni eccezionali in una piazza importante con tifosi attaccatissimi. Ho ancora un altro anno di contratto e vedremo. A giugno intanto farò il corso Uefa A per poter allenate tra i prof".