
Giovanna Magnani, agente di Polizia locale a Merate
Merate (Lecco) – Ultimo giorno in divisa per Giovanna Magnani, agente di Polizia locale di 63 anni di Merate. Dopo quasi 43 anni di impeccabile servizio, sempre a Merate, per lei, che ha raggiunto il grado di sovrintendente esperto, oggi è l’ultimo giorno di lavoro. È stata tra le prime vigilesse in Italia.
Perché ha scelto di diventare vigilessa?
“Avrei voluto arruolarmi in Polizia di Stato, come mio padre, che è stato poliziotto per 8 anni, ma non c’erano concorsi. Dopo essermi diplomata come perito chimico industriale non riuscivo a trovare un posto. A Merate è stato bandito un concorso per vigili urbani e ci ho provato. Ci siamo presentati in quattro: tre uomini e io, unica donna”.
Come è stato il suo primo giorno di lavoro?
“Era l’1 gennaio 1983. Non è stato facile, come tutto il primo periodo della mia carriera. Ero una donna, tra le prime. “Dovrebbe stare a casa a fare la calzetta“, mi disse il comandante. Altri tempi, oggi giustamente un’affermazione del genere sarebbe da denuncia, ma all’epoca bisogna battere i tacchi e rispondere “Signorsì“. Era sbagliato, però mi ha aiutato a formarmi, crescere, diventare più forte, sebbene a volte avrei voluto mollare tutto”.
Lei ha cominciato come vigile urbano, mentre ora è un agente di Polizia locale. Cosa è cambiato?
“Tutto, è cambiato tutto. Prima eravamo vigili urbani, poi agenti di Polizia municipale e ora di Polizia locale. Oltre ai nomi sono cambiati i compiti e le funzioni. All’inizio mi occupavo solo di controllare i bambini fuori da scuola, parcheggi, circolazione stradale. Mi assegnavano una zona e lì dovevo star, senza muovermi... In un’occasione mi spostai senza permesso per un’emergenza e venni rimproverata. Ora invece ci occupiamo di tutto. Ma è cambiata Merate che è diventata una città, sono cambiate le relazioni sociali, a Merate c’è un comando di compagnia dei carabinieri mentre prima c’era solo una caserma. Meglio prima o adesso? Non saprei, semplicemente è diverso”.
Perché non ha mai cercato di diventare comandante nonostante la sua esperienza?
“Non mi piace comandare. La mia dimensione è stata sempre quella a contatto con i cittadini, per la strada. I colleghi mi dicono che sono una “mamma chioccia”.
I suoi sentimenti oggi?
“Sono tanto emozionata e commossa, 43 anni sono molti, la Polizia locale di Merate è stata la mia seconda casa e la mia seconda famiglia”.