Colico (Lecco) – La sgambata della domenica mattina tra Colico e Gravedona è costata a Domenico Pozzovivo, ciclista professionista fino a pochi anni fa, una multa per aver pedalato in doppia fila, assieme all’altro ciclista italiano Diego Ulissi. Soldi già versati, nell’immediatezza, come richiesto dalle forze dell’ordine. E che Pozzovivo giura di essere disposto a pagare di nuovo, se capiterà un caso analogo.
Pozzovivo, cosa è successo?
“Stavamo pedalando assieme a Ulissi in un orario non particolarmente congestionato. I carabinieri ci hanno affiancato e hanno intimato di seguirli, finché abbiamo raggiunto la loro vicina caserma. Non sapevamo nemmeno che ci stessero portando lì”.
Ed è scattata la multa.
“Sono stato obbligato a pagare in solido, secondo i militari perché non sono residente in Italia. In realtà avevo comunque il diritto di pagarla in differita e per di più sono stato fermato in un tratto urbano, nel quale era consentito girare in coppia”.
Ma...
“Ma non l’ho contestata e l’ho saldata, perché non ho nemmeno avuto il tempo di fare le mie dovute considerazioni. Avevo mia moglie a casa incinta al nono mese, non era una situazione di tranquillità. Ho preferito chiudere subito la vicenda e ho dichiarato nel verbale che il mio comportamento è una sorta di atto difensivo. Diventiamo più visibili per le auto ed è più complicato che facciano manovre avventate”.
Vive all’estero e ha girato il mondo da pro. Siamo davvero così indietro in Italia sulle norme?
“Dal punto di vista della sicurezza per ciclisti e pedoni, lo siamo molto. Non c’è una cultura di condivisione della strada. Vige la legge del più forte. Andrebbe cambiata la mentalità e poi le leggi. È stata introdotta la distanza di sicurezza, ma c’è una postilla per cui può essere mantenuta se le condizioni lo permettono ed è quello che cambia già lo scenario. All’estero la legge viene fatta rispettare e si pagano salate multe. Ci sono tante cose da migliorare, magari anche solo guardare il punto di vista di tutti quando si promuove una legge”.
Lei è stato investito in strada nel 2019 mentre era in bici per allenarsi. Come ne è uscito?
“Con conseguenze molto gravi. So cosa significa. Allora arrivai in codice rosso in ospedale, ho fatto un mese dentro la struttura e poi un altro in clinica di riabilitazione. Sono tornato a correre dopo sei mesi”.
Al prossimo allenamento rischia di prendere un’altra multa...
“Qualcuno ci ha visto della strafottenza, nelle mie parole. O un compiacimento nel non rispettare le regole. È l’ultima delle mie idee. Io sono esattamente il contrario. Il mio è stato un atto di sicurezza, di disobbedienza civile. Un monito per cambiare le leggi”.