DANIELE DE SALVO
Cronaca

L’appello del Granaio: “La nostra comunità per disabili (molti orfani) è stata dimenticata dai politici”

Costantino Scopel, 83 anni, ha creato la struttura per persone con disabilità. La sua protesta: “I Comuni non vogliono pagare per i loro ragazzi”

Costantino Scopel ha fondato nel 2005 il ricovero per disabili gravi Suo figlio Marco di 48 anni è tra i tredici ospiti

Costantino Scopel ha fondato nel 2005 il ricovero per disabili gravi Suo figlio Marco di 48 anni è tra i tredici ospiti

PADERNO D’ADDA (Lecco) – Il Granaio è la loro casa e Costantino è il loro papà. Molti di loro infatti una casa propria non l’hanno più e nemmeno un papà o una mamma, perché sono rimasti orfani. Il Granaio è una struttura per disabili gravi inaugurata nel 2005 a Paderno d’Adda. L’ha voluta Costantino Scopel, oggi pensionato di 83 anni a Cernusco Lombardone che è papà di Marco, 48 anni, uno dei “ragazzi“ del Granaio nonostante l’età non più giovane. Insieme ad altri si è impegnato per assicurare una famiglia a Marco e ai tanti ragazzi come Marco una volta che i genitori non ci sono più o che non sono più in grado di accudirli.

Una comunità per il cosiddetto “Dopo di noi“, insomma. Lì Marco e altri dodici ragazzi come lui hanno vitto e alloggio, e sono assistiti da due Oss per turno presenti giorno e notte, educatori professionali, infermieri e un medico almeno una volta alla settimana oltre che da Costantino Scopel e dagli altri volontari, però sempre meno. Mantenere una casa costa e costa mantenere chi vi abita: dai 2.700 ai 3mila euro al mese ciascuno. I soldi dovrebbero arrivare dai Comuni di provenienza dei ragazzi.

“Ogni volta però dobbiamo andare con gli avvocati per le vie legali, che costano – racconta Scopel – Alla fine la spuntiamo, ma intanto a pagare ci devono pensare i familiari dei ragazzi perché le poche centinaia di euro che prendono di assegno di invalidità o accompagnamento mica bastano. Dove li trovano 3mila euro al mese i fratelli o le sorelle di questi ragazzi, o magari parenti più alla lontana che hanno una loro vita?”.

E dove non arrivano i ragazzi e i loro familiari, arrivano i benefattori che danno una mano. Ma per quanto ancora? “Basta contare sulle dita di una mano, o forse anche meno, per constatare quante poche siano le persone che si interessano concretamente ai ragazzi gravemente disabili e orfani di entrambi i genitori, accolti in questa struttura – si sfoga Scopel – Una realtà nata con innumerevoli sacrifici e quasi interamente sostenuta da volontari, che sembra dimenticata dagli Amministratori locali”. Nessun aiuto nemmeno da parte di Ats, Asst, Servizi Sociali. “Invece di offrire supporto, introducono continuamente nuove prescrizioni che si traducono in un aumento di rette e costi, rendendo ancora più gravosa la situazione”.

Poi c’è la paura che dopo di lui, pure il Granaio resti orfano. Scopel sorride ma è un sorriso amaro, di frustrazione e stanchezza, perché Marco e gli altri ragazzi che nel Granaio hanno trovato una nuova casa e nuovi genitori rischiano di restare di nuovo senza casa e orfani, nell’indifferenza generale di chi di quei ragazzi dovrebbe farsene carico.