di Fulvio D’Eri
LECCO
Non c’è ancora aria di closing, ma la trattativa per la vendita del Lecco agli americani di Welch appare ormai prossima alla conclusione. Da vedere, anche questa volta, se gli imprenditori a stelle e strisce, interessati ad entrare nel mondo del calcio italiano, riterranno congrua la richiesta economica del patron Di Nunno e decidano di rompere gli indugi e di acquisire il club bluceleste. D’altronde che la trattativa sia ben avviata è dimostrato dalla presenza degli intermediari di Welch, con in testa Marco Belletti, alla partita che il Lecco ha vinto, dopo tre mesi e mezzo di digiuno, al Rigamonti Ceppi contro la Reggiana di Alessandro Nesta.
Gli americani intanto sembrano portare bene e questo è un punto a loro favore ma per chiudere con il patron Di Nunno bisogna (giustamente) mettere mano al portafoglio. "Il gruppo cinese (quello di mister Lin, ndr) mi ha sempre dato la sensazione di non voler cacciare i soldi, come si suol dire. Ora c’è questa società statunitense che è già stata allo stadio la scorsa settimana, per prendere contatto con la realtà lecchese e fare le prime valutazioni, e che verrà al Rigamonti–Ceppi anche sabato prossimo in occasione di Lecco–Venezia".
Il patron bluceleste avrebbe anche fissato il prezzo che, come rivelatoci alcune settimane fa, si aggirerebbe intorno ai 4 mln di euro. "La cifra è stata comunicata agli intermediari degli americani, ora starà a loro decidere se acquistare il Lecco o meno. In caso contrario però sono pronto a consegnare il club al comune di Lecco…". Una cosa è certa: il patron Di Nunno questa volta appare deciso a vendere il club che ha ritirato nel giugno del 2017, coi libri praticamente in tribunale, portandolo "dalla possibile terza categoria alla serie B", come più volte ricordato dallo stesso Di Nunno ai tifosi che ormai lo hanno nel mirino.
In questi sette anni, in tante occasioni, si era palesata la possibilità di vendita del Lecco a vari fondi di investimento, accostati di anno in anno al club bluceleste, oppure a società quali la Techint della famiglia Rocca, tanto per fare un nome uscito un paio di stagioni fa prima della storica promozione in B dopo 50 anni, o all’ex difensore colombiano dell’Inter del triplete Ivan Cordoba. Tutte trattative, alcune attorniate da un alone di mistero, che alla fine, che alla fine però sono saltate. Nei mesi scorsi si era parlato addirittura dell’interesse della Brera Holdings, società con sede legale a Dublino che investe nello sport da anni anche su scala internazionale: la Brera Strumica presieduta dall’ex Inter e Napoli Goran Pandev in Macedonia, la Brera Ilch in Mongolia e la Brera Tchumene in Mozambico.
Senza contare che la finanziaria l’anno scorso è entrata prepotentemente anche nel mondo del volley femminile italiano diventando proprietaria della Uyba Volley Busto Arsizio. Ma non se ne fece più nulla, col patron Di Nunno sempre al timone di una stagione iniziata male ma che poi sembrava rimessasi in carreggiata con l’esonero di Luciano Foschi e la chiamata sulla panchina bluceleste della coppia Malgrati-Bonazzoli che aveva invertito la rotta con l’impresa di battere addirittura la corazzata Parma.
Fino al ko interno con la Ternana, tanto inspiegabile quanto decisivo. Da lì in poi una picchiata inarrestabile acuita dalle scelte di mercato: una squadra praticamente rivoluzionata, scelta che ha condizionato la guida tecnica e inevitabilmente spaccato uno spogliatoio, quello che aveva firmato l’impresa della promozione in serie B. Da lì in poi il “giocattolo“ si è rotto irreparabilmente, la classifica è precipitata sempre di più come il rapporto tra il patron di Nunno e la tifoseria.
Un rapporto ormai deterioratosi irrimediabilmnente, quello con la tifoserie e più in generale con il tessuto cittadino insanabile. Ed è proprio questa rottura totale con l’ambiente che ha convinto Di Nunno a cedere il club. Agli americani? Si vedrà. Di certo così come il 2023 è stato l’anno della gioia, il 2024 è stato nero del Lecco, ultimissimo in classifica e ormai quasi irreparabilmente condannato alla retrocessione in serie C. Peccato davvero.