DANIELE DE SALVO
Cronaca

Como, piove troppo e le api non fanno miele

Il settore dell'apicoltura è in crisi e Coldiretti lancia l'allarme: produzione in sofferenza e il 30% della api regine muore per stress

Il clima si è tropicalizzato e le api ne fanno le spese

Como, 10 giugno 2016 – Più pioggia, meno fiori uguale a niente miele, un'equazione semplice che sta mettendo in ginocchio gli apicoltori delle province di Como e Lecco. A tirare le somme dell'ennesima annata che si preannuncia tragica sono Fortunato Trezzi e Raffaello Betti, presidente e direttore di Codiretti interprovinciale, secondo i quali, dati alla mano, le precipitazioni continue e le temperature altalenanti hanno reso difficile il lavoro delle api che non sono riuscite a raccogliere dai fiori il polline e il nettare indispensabili per la loro sopravvivenza e la produzione di miele.

«Le cause sono sotto gli occhi di tutti e gli alveari ne pagano le conseguenze – riferiscono i due -. La tropicalizzazione del clima e le piogge continue e intense hanno compromesso una fase importante della stagione e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare  e quindi non sono riuscite a produrre miele. Questo è un periodo molto delicato per le famiglie di api, quest’anno purtroppo si è partiti veramente male». E così, il clima impazzito di fine primavera minaccia un settore sempre più strategico per l’economia agricola delle due province lariane. Tra Como e Lecco esiste tra l'altro una particolare varietà di miele: dal tiglio a fioritura di poco successiva si ottiene un miele monofloreale dalle caratteristiche balsamiche. Nel versante dell’Alto Lario, grazie alla ricca presenza di specie Erica arborea, si producono alcune tipologie di miele caratterizzate da un gradevole aroma caramellato. Il settore florovivaistico lariano, poi, è molto votato alle piante di specie ornamentali, alcune di queste, come ad esempio le Magnoliacee, sono ottime produttrici di nettare e di conseguenza il miele prodotto in queste zone è di grande qualità.

«Il settore degli apicoltori, anche nel 2016 per il terzo anno consecutivo, sta vivendo una situazione preoccupante – ammonisce Enrico Ranghetti, produttore di Beregazzo con Figliaro - A Como e Lecco le principali produzioni di miele sono l’acacia e il millefiori. E anche sui prati i fiori, come quelli di tarassaco, sono ormai inutilizzabili dalle api. Non potendo raccogliere il nettare, dunque, le api sono rimaste nelle arnie per diversi giorni e questa costrizione ha dato luogo a numerose sciamature, che compromettono la produzione visto che non sono programmate. Se invece lo fossero, sarebbe un bene perché la sciamatura aumenta le famiglie. Ciò ha comportato anche un 30-35% di orfanità, cioè la morte della regina dovuta allo stress. Al maltempo si sono sommate pure le criticità dovute alla peste europea e a quella americana».

In Lombardia ci sono circa 155.000 alveari che producono 1.700 tonnellate di miele, propoli, cera e tutti i derivati del miele e dell’alveare: «Sia la nostra regione che le nostre province – spiegano Trezzi e Betti – hanno un’antica tradizione nel settore dell’apicoltura tanto che il primo congresso degli apicoltori italiani si tenne nel 1871 proprio a Milano, dove oggi si stima abitino circa centomila api. Mentre se consideriamo anche gli hobbisti o le aziende agricole multifunzionali, sono oltre tremila le persone che in tutta la Lombardia si dedicano all’apicoltura».