Lecco, catalogo delle single: al processo escluse due parti civili

Alt alla consigliera di parità e ad Associazione Telefono Donna

Il tribunale di Lecco

Il tribunale di Lecco

Lecco, 5 ottobre 2019 - Colpo di scena al processo sul “Catalogo delle donne single di Lecco”: il giudice Chiara Arrighi ha escluso come parti civili l’associazione “Telefono Donna” e la consigliera di parità della Provincia di Lecco, Adriana Ventura, mentre il programma televisivo “Un giorno in Pretura” non potrà effettuare riprese in aula. In quest’ultimo caso è stato l’imputato Nicola Antonio Marongelli, 56 anni, originario di Reggio Calabria e residente a Lecco, a negare il consenso.   I fatti risalgono al febbraio 2017, quando venne messo in vendita un “Catalogo delle donne single di Lecco” al prezzo di 6,47 euro, un e-book con 1.218 profili Facebook di “donne che vivono a Lecco e si dichiarano single”. Scattò la denuncia e ora Nicola Antonio Marongelli deve rispondere di trattamento illecito di dati per aver estrapolato da Facebook i profili di donne residenti nel Lecchese, inserendoli in un elenco messo successivamente in vendita, diffamazione e sostituzione di persona per aver utilizzato il nome di un avvocato così da ottenere via mail dagli uffici anagrafe i certificati di terzi per una successiva cessione a titolo oneroso. Ventisei donne hanno presentato denuncia e 8 sono assistite dall’avvocatessa Marisa Maraffino. Nella prossima udienza saranno sentite le prime quattro parti lese.

Intanto ci sono reazioni all’esclusione dell’Associazione “Telefono Donna” e della consigliera di parità. «Come donne siamo dispiaciute della decisione - ha detto all’uscita dall’aula del tribunale Lucia Codurelli, già parlamentare del Pd - perché volevamo far sentire la nostra voce a questo processo, che è il primo su un tema così importante». «Comunque - prosegue - attendiamo di conoscere le motivazioni del giudice prima di esprimerci». Anche Aldina Orsatti, vicepresidente di Telefono Donna e le colleghe dell’Associazione non sono soddisfatte dell’ordinanza del giudice: «Siamo rimaste sorprese - sostengono - ci aspettavamo l’ammissione visto siamo in presenza di una causa importante per le donne e per la loro tutela. Quel che è sicuro è che saremo presenti a tutte le udienze, questo è un processo che dovrebbero seguire tutte e tutti».