Il caro carburante svuota la Statale 36 e gli alberghi del Lecchese

Gli automobilisti: "Mai visto così poco traffico sulla Superstrada. Gli albergatori: "Chi si sposta nel fine settimana ci ha pensato due volte"

Turisti all’esterno di un rifugio ai Piani d’Artavaggio

Turisti all’esterno di un rifugio ai Piani d’Artavaggio

Lecco - Una domenica quasi da inverno 1973-‘74 sul lago e sulle montagne lombarde, quando la benzina costava 200 lire al litro e durante i fine settimana non si poteva circolare in auto. Se a dimezzare villeggianti, escursionisti e sciatori del fine settimana sia stata una forma di austerity volontaria dovuta al caro carburanti o semplicemente un cielo non proprio azzurro e sereno è difficile stabilirlo. Di certo le presenze sono state meno del solito e le scene da traffico da rientro di "ogni maledetta domenica" in Superstrada non si sono viste. Lo testimoniano con i loro post sulle pagine social dedicate alla situazione viabilistica sulla Statale 36 gli automobilisti che invece si sono messi in viaggio nonostante l’impennata del costo della verde e del gasolio: "Stranamente solo qualche rallentamento, non sembra vero", il commento di un utente del gruppo "SS 36 dello Spluga, Sp72 e SS 340 Regina - Situazione in diretta", "Niente a che vedere con i deliri delle altre domeniche", gli fa eco un altro. E ancora: "Mi sa che tanti sono rimasti a casa", "È bastato aumentare la benzina a oltre 2 euro al litro per "svuotare" la 36"... Che sia stata una domenica di magra lo confermano però pure gli operatori turistici.

"Effettivamente c’è stata meno gente da queste parti – ammette Severino Beri, presidente degli albergatori lecchesi e direttore dell’Hotel Royal Victoria di Varenna –. Il tempo è stato così così, ma neanche brutto. Probabilmente dipende dal costo dei carburanti: chi solitamente si sposta per la tradizionale gita fuoriporta ci pensa due volte perché oltre alla benzina sono aumentate pure le bollette dell’energia. Dopo due anni di Covid, anche questa proprio non ci voleva...". "Domenica c’è stato un calo importante di presenze – si associa Massimo Fossati, ad di Itb, le Imprese turistiche barziesi a cui fa capo la gestione degli impianti e delle piste dei Piani di Bobbio -. Ne abbiamo registrate 3mila, quando di solito arriviamo a 7mila, a 9mila prima della pandemia. Quale sia la causa è difficile dirlo, probabilmente la guerra in Ucraina che è alle porte dell’Europa e l’aumento del prezzo della benzina psicologicamente hanno influito. Siamo il comprensorio più vicino a Milano e se le persone non si spostano siamo i primi a risentirne". Entrambi invitano comunque a non trarre conclusioni affrettate, perché se una rondine non fa primavera una domenica non fa l’austerity: "Aspettiamo almeno di vedere come va il prossimo fine settimana per trarre qualche considerazione".