Calolziocorte, peruviano grave dopo il tuffo. I ciclisti: “Così abbiamo provato a salvarlo”

Il racconto di una degli sportivi che ha prestato le prime cure al giovane finito nell’Adda

Il ponte pedonale di Calolziocorte (Archivio)

Il ponte pedonale di Calolziocorte (Archivio)

È ancora ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco il peruviano di 28 anni che domenica pomeriggio ha rischiato di morire affogato nell’Adda a Calolziocorte. Quando gli amici lo hanno recuperato dall’acqua fredda, dopo che si era tuffato dal ponte pedonale senza più riemergere, era in arresto cardiaco e non respirava.

Gli “angeli” a pedali

Lo ha salvato una coppia di ciclisti di passaggio proprio sul ponte da cui si è buttato, prima fornendo indicazioni dall’alto ai suoi connazionali su dove lo stesse trascinando la corrente e poi praticandogli il massaggio cardiaco.

"È stato impegnativo e faticoso", ha riferito una dei due ciclisti: "Io tenevo il ritmo e il conteggio dei massaggi, il mio compagno praticava il massaggio cardiaco che ha imparato a praticare durante un corso di primo soccorso nell’azienda dove lavora".

I soccorsi dell’Areu

È grazie a loro se il cuore del 28enne è tornato a battere e se i soccorritori dei vigili del fuoco prima e i volontari di Areu dopo, quando sono arrivati, hanno potuto proseguire le manovre di rianimazione e trasferire ancora in vita il sudamericano in ospedale. Il 28enne è rimasto sommerso sott’acqua per alcuni minuti.