Alcol, costine e scarpette Tragedia sfiorata in vetta

Cinque giovani escursionisti milanesi bloccati dalla tormenta sul Due Mani. I soccorritori: "Non erano equipaggiati e hanno preso il sentiero peggiore"

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di Daniele De Salvo

In montagna in mezzo alla bufera con le Nike e le Evans ai piedi e gli zaini stracarichi di costine, birra e vino per una grigliata di mezzanotte in vetta. I cinque giovani dell’hinterland milanese tra i 19 e 23 anni in cima al Due Mani non ci sono però mai arrivati: si sono fermati 150 metri sotto, bloccati dalla tormenta, ma soprattutto dalla loro completa impreparazione e da un abbigliamento assolutamente inadeguato, senza nemmeno cappello e guanti.

Li hanno salvati da morte certa per assideramento o perché sarebbero precipitati nel vuoto i volontari del Soccorso alpino di Lecco e i vigili del fuoco del Saf, che per recuperarli hanno rischiato la vita, ma che in cambio non hanno ricevuto nemmeno un grazie, semmai solo pretese. I cinque ventenni hanno infatti reclamato perché per rifocillarli è stato offerto solo del caffè non macchiato e perché i soccorritori non hanno riportare a valle anche i loro zaini pieni di salamelle e alcol. I cinque domenica sono arrivati a Lecco in treno intorno alle 20, poi a piedi hanno raggiunto Ballabio e da lì hanno cominciato la salita verso il Due Mani.

"Non erano preparati né attrezzati e hanno imboccato il sentiero peggiore", racconta Massimo Mazzoleni, capostazione del Soccorso alpino di Lecco. Per organizzare quella che per loro doveva essere una passeggiata si sono informati sui social. Nonostante il buio, la neve alta, il ghiaccio hanno proseguito dritti verso la meta, salvo trovarsi bloccati in cresta a 1.500 metri di altitudine tra salti, roccette e lo strapiombo. All’alba delle 5 di ieri mattina hanno finalmente lanciato l’allarme: si sono subito messi in marcia i tecnici del Cnsas e vigili del fuoco del Saf, che dopo una marcia impegnativa contro il tempo li hanno raggiunti, messi in sicurezza vestiti, equipaggiati e rifocillati con bevande calde di cui però si sono lamentati. A causa delle condizioni meteo non è stato possibile recuperarli con l’eliambulanza. I soccorritori li hanno così accompagnati passo passo fino fino Lecco. Una volta al sicuro la loro unica preoccupazione è stato chiedere dove avrebbero potuto pranzare.

"Prima di qualsiasi escursione è meglio chiedersi se si conosce il posto, si è in grado di compierla, se è il momento giusto e il tempo lo consente – ribadiscono dal Soccorso alpino –. Mai sottovalutare l’importanza di abbigliamento e equipaggiamento. Pensarci prima significa salvarsi la vita". E magari evitare che i soccorritori mettano a repentaglio la loro per nulla. Anche la gratitudine e il rispetto verso di loro sarebbero graditi.