Agroalimentare lariano. Meno imprese, più posti. Export da 800 milioni

Il comparto conta 3.400 imprese che garantiscono lavoro a 10mila addetti. Rispetto ai cali regionale e nazionale, Como e Lecco riescono a tenere.

Un comparto che, a livello locale, conta 3.400 imprese che rappresentano il 5,2 per cento del totale: è il dato di partenza dell’analisi annuale del settore agroalimentare dell’area lariana, così come censito a fine 2023 dalla Camera di commercio di Como e Lecco. Numeri che, a livello statistico, per le due province risultano leggermente inferiori alla media regionale, ma che in ogni caso garantiscono lavoro a circa 10mila e 100 addetti, su un totale di quasi 297mila in Italia. In particolare, a Como circa 6.400 persone, a Lecco 3.700, con un incremento delle assunzioni.

Dal punto di vista dell’andamento, negli ultimi otto anni l’area lariana ha visto diminuire il numero delle imprese attive nell’agroalimentare di 197 unità: Como ne ha perse 115, pari al 5 per cento, Lecco 82, pari al 6,3 per cento, ma a livello nazionale il calo è stato del 7,2 per cento, addirittura del 10 a livello lombardo.

Per contro, Como e Lecco hanno registrato un aumento occupazionale, in tutto di 922 unità - 200 solo nell’arco del 2023 - di cui 611 a Como e 311 a Lecco. Quindi, pur a fronte della diminuzione del numero delle imprese, le richieste occupazionali non hanno avuto ripercussioni. Una valutazione positiva emerge anche dall’analisi delle esportazioni lariane realizzate lo scorso anno, che ammontano complessivamente a 12,4 miliardi di euro, dove il comparto agroalimentare ne rappresenta il 6,7 per cento, per 836 milioni di euro. Per contro, le importazioni lariane realizzate nel 2023 ammontano nel complesso a quasi 7,3 miliardi di euro, e il comparto agroalimentare ne rappresenta l’8,6 per cento, in calo rispetto al 2022.

In provincia di Como i prodotti alimentari sono l’85 per cento del totale dell’agroalimentare esportato, seguiti da bevande e prodotti agricoli animali e della caccia, mentre è minimo l’export dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura.

Le stesse proporzioni che caratterizzano il fronte lecchese. Diversa è invece la merceologia che caratterizza il flusso contrario: l’import dei prodotti alimentari rappresenta il 62 per cento a Como e il 65 per cento a Lecco, ma al secondo posto si piazzano gli acquisti di prodotti agricoli animali e della caccia, e solo dopo le bevande.

Paolo Verri