Uno dei tabù che in Italia è sembrato (finora) sempre inscalfibile. Parliamo dei compiti per le vacanze dati agli studenti. Neanche la vastità del cielo è in grado di raccogliere tutte le imprecazioni che hanno rivolto a temi da scrivere, libri da leggere, esercizi di algebra da risolvere con 40 gradi, lezioni d'inglese, francese o tedesco, miliardi di ragazzi nei secoli dei secoli. Ammettiamolo, come se fossimo in un confessionale: tutti ci siamo ridotti almeno una volta a farli all'ultimo. Nei dieci giorni a settembre prima di tornare in classe, mentre l'estate volava via alla velocità della luce "perché tanto c'è tempo, siamo solo a luglio...". Uso la forma al maschile perché, si sa, le ragazze sono sempre state più diligenti.
Adesso, finalmente, vacanze di Natale arrivate, prende forma l'idea di abolirli. Il dibattito è aperto. E, sorpresa, gli stessi insegnanti si dicono favorevoli. Eh sì, anche il prof più severo ha avuto 15 anni e altri pensieri per la testa che non fosse la traduzione di Latino. In realtà, lo stesso corpo docente si è forse reso conto della loro scarsa utilità. In attesa che gli odiati compiti da fare sotto l'ombrellone o il primo dell'anno con occhio pallato finiscano ufficialmente nel libro dei ricordi, gli insegnanti potrebbero cominciare già dal prossimo periodo di vacanze, a Pasqua per esempio, a ridurli al minimo. Quasi a zero. Senza dare nell'occhio. Col passo felpato di un gatto soriano. Sarà il più bel regalo da far trovare sotto l'albero.