Non si riparte a suon di sconti e senza strategie

Nel testo del nuovo decreto si trovano soprattutto interventi estemporanei, ma manca una chiara strategia per far ripartire il Paese

Milano, 9 agosto 2020 - Le misure anticovid previste dallo stato d’emergenza, col Decreto Agosto, sono state prorogate al 7 settembre. L’escalation dei contagi continua, anche se il numero dei ricoveri e delle vittime si riduce ancora. In questo contesto diventa importante chiarire le presunte, effettive responsabilità del governo nei giorni più drammatici dell’emergenza. Quel periodo cioè, a cavallo fra febbraio e marzo, quando il virus uccideva centinaia di persone in Lombardia. La decisione sulla creazione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro spettava al governo ed era stata raccomandata dal Comitato tecnico scientifico.

Il premier Giuseppe Conte ha negato di aver letto il verbale della riunione degli esperti del 3 marzo scorso. E quindi nega responsabilità dell’esecutivo nelle mancata chiusura dei comuni della Val Seriana dove alto era l’indice di contagio. L’inchiesta giudiziaria in corso a Bergamo dovrà fare luce su cosa è accaduto. E porre fine al rimpallo delle responsabilità fra il premier e la Regione Lombardia, da lui tirata in ballo già mesi fa. Come chiede il comitato dei familiari delle vittime del Covid 19, serve una verità oggettiva. Primo, per dare giustizia ai morti di quella drammatica stagione. Poi per misurare il grado di affidabilità di chi ci governa e di chi lo fa a suon di decreti e limitazioni delle libertà personali. Anche i continui richiami alla trasparenza risultano contraddetti dalla lettura dei verbali parzialmente desecretati in questi giorni.

Poi ci sono le altre criticità. Il Decreto Agosto si concentra sul rinnovo di bonus e sussidi senza individuare soluzioni di lungo periodo alla crisi economica seguita a quella sanitaria. Dopo la passerella degli Stati Generali, primo passo di un confronto con le categorie, il governo ha continuato a decidere in autonomia senza mettere in agenda ulteriori consultazioni e progetti promessi alle parti sociali. Nel testo del nuovo decreto si trovano soprattutto interventi estemporanei, ma manca una chiara strategia per far ripartire il Paese. Sul piano fiscale solo rateizzazioni e nessuna cancellazione di imposte per tutti quegli esercizi commerciali rimasti chiusi per mesi. Gli aiuti chiesti dalle imprese, dai lavoratori autonomi, dai commercianti e dagli artigiani non ci sono in maniera sufficiente per imprimere una svolta positiva di qui al prossimo autunno.

Anche perché i soldi del Recovery Fund arriveranno solo nella seconda metà del 2021 e non saranno un regalo dell’Europa ma aiuti subordinati all’avvio di riforme strutturali di cui non c’e ancora traccia nei progetti del governo e nel dibattito interno alla maggioranza. In questa incertezza è difficile immaginare una ripresa dei consumi: alla paura del virus si è aggiunta quella di spendere. Un’iniezione di fiducia diventa indispensabile in vista dell’autunno, dove le incognite rimangono tante. Il compromesso trovato da Pd e Movimento 5 Stelle per arrivare a quest’ultimo decreto conferma la precarietà dell’alleanza di governo. I decreti attuativi rischiano di riproporre le solite divisioni. L’Italia però non può più permetterselo