ENRICO CAMANZI
Editoriale e Commento

La solitudine dei numeri 1

Il portiere “dimenticato”: colpa (o merito) di una poesia di Umberto Saba?

Solo. Troppo solo. Se nella letteratura del pallone la solitudine è cifra dell’ala destra – come da titolo di una splendida antologia di Fernando Acitelli – nel calcio giocato è il portiere il giocatore che più incarna lo “spleen” della solitudine. Tanto solo si deve essere sentito ieri il portiere del Lecco Riccardo Melgrati, quando ha sentito l’arbitro del match fra i lariani e il Parma fischiare l’inizio della ripresa, anche se lui non aveva ancora ripreso posto in porta. Il motivo del ritardo non è dato sapere. A noi, che ci iscriviamo alla schiera degli ultimi romantici del pallone, piace immaginare che Melgrati si sia attardato perché impegnato a leggere “Goal”, poesia di Umberto Saba in cui si descrive la gioia fanciulla e solitaria di un portiere che osserva da lontano la rete segnata dei suoi compagni.