VALENTINA BERTUCCIO D’ANGELO
Editoriale e Commento

Ramadan a scuola: perché no?

La ricetta dell’istituto di Pioltello che lascia a casa gli alunni in occasione dell’Eid al Fitr è un inno all’inclusione

Ci sono fenomeni che ci travolgono, sia che vogliamo, sia che non vogliamo. Si può reagire in due modi: mettendosi di traverso o “accompagnando” il cambiamento. Uno è la presenza sempre più forte di alunni di origine non italiana nelle scuole di frontiera. Un altro è l’indignazione di Silvia Sardone per tutto ciò che sa di straniero. Ironia a parte, ha scatenato un putiferio la scelta della scuola di Pioltello “Iqbhal Masih” di chiudere un giorno in occasione della fine del Ramadan (Eid al Fitr). L’eurodeputata della Lega non ci sta. E non per l’ennesima giornata di permesso che dovranno prendere i genitori che non festeggiano. Ma per “l’arretramento della nostra cultura di fronte all’islamizzazione”. 

Dice bene il preside Alessandro Fanfoni: se i bambini di fede islamica sono la maggioranza, non possiamo chiudere gli occhi. Questi alunni non andrebbero comunque a scuola, lasciando le classi semi vuote. Quindi tanto vale dare vacanza a tutti e permettere anche ai bimbi italiani di conoscere un’usanza diversa. D’altra parte, questi stessi bambini musulmani stanno a casa due settimane tra dicembre e gennaio. È dalla conoscenza che passa l’integrazione, non certo dalla chiusura e dall’ostilità.