ARNALDO LIGUORI
Editoriale e Commento
Editoriale

Il gioco della sedia sulla pelle dei pendolari

Cornuti e mazziati. Quella che è forse la più italica delle locuzioni ben si applica a quel mezzo milione di pendolari – in larga parte lombardi – che il primo settembre ha provato a ottenere il bonus governativo di 60 euro per acquistare un abbonamento del trasporto pubblico locale.

La cronologia è imbarazzante. Ore 8.00, si apre il portale online dove si può fare domanda. Ore 9.09, il portale comunica che tutti i fondi messi a disposizione dal Governo sono esauriti. Durata totale: un’ora e nove minuti. Nel frattempo, avevano fatto domanda quasi 600 mila persone, di cui soltanto 24 mila sono riuscite a ottenere il bonus. Quell’altro mezzo milione di studenti, lavoratori, pensionati è rimasto a bocca asciutta. Beninteso, non parliamo di benestanti, ma di persone con un reddito lordo annuo inferiore ai 20 mila euro.

Il Governo, a inizio anno, aveva messo a disposizione fondi per cento milioni di euro. Buona parte del budget è finito il 4 agosto, alla prima apertura del portale. Questa del primo settembre era la seconda tranche, con una disponibilità di 1,4 milioni di euro. Il primo ottobre ci sarà una terza apertura del portale: anche stavolta si preannuncia una versione nazionale del gioco della sedia, quello in cui alla fine della musica perdono quelli rimasti in piedi.

Ma chi stringe la cinghia per arrivare alla fine del mese non ha poi tanta voglia di giocare. Nell’anno in cui il prezzo di tutto – affitti, mutui, pane, carburante, energia, libri di testo – è impennato come mai nell’ultimo decennio, quei 60 euro per i trasporti fanno comodo. E invece i pendolari si ritrovano costretti ogni mese a una caotica gara di accaparramento la quale, più che a una legittima richiesta allo Stato, assomiglia a una lotteria.

Vince chi ha la connessione internet migliore, chi anticipa gli altri di qualche decimo di secondo, chi non inciampa in interruzioni o disservizi della piattaforma e, magari, chi è benedetto da Dio. D’altronde le porte del Signore sono sempre aperte, mentre quelle dello Stato, a quanto pare, chiudono dopo un’ora e nove minuti.