San Siro? E’ un impianto di grande valore architettonico, guai a chi lo tocca. San Donato? C’è il Parco agricolo, basta consumare verde. Rozzano? Non sia mai, ci sono già l’ospedale e il centro commerciale, la viabilità non reggerebbe. Per carità, tutte motivazioni nobili e valide, ma a un certo punto bisognerà pur decidere cosa si vuole fare da grandi. Perché la questione del nuovo stadio (o dei nuovi stadi) di Milan e Inter si trascina ormai da tanto, troppo tempo, con rivoli polemici che a volte dal pretestuoso sconfinano nel grottesco. In puro stile italiano. Consumiamo fiumi di parole e di inchiostro nel sottolineare quanto la mancanza di impianti moderni sia uno dei talloni d’Achille del nostro sistema sportivo, non solo a Milano e non solo nel calcio, poi quando si presenta l’occasione non si riesce a costruire uno stadio. A carico del privato, nella città più moderna e dinamica d’Italia. Speriamo vivamente di essere smentiti, da qui ai prossimi 5-10 anni.
Editoriale e CommentoIl nuovo stadio e quel dibattito tutto italiano
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Da San Siro a Rozzano e San Donato: quante obiezioni per un impianto moderno imprescindibile per Milano
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