La domanda è una di quelle piuttosto spiazzanti, soprattutto se pronunciata da un ragazzino: “Come sperare in mondo migliore e in futuro più bello, quando vediamo solo guerre e catastrofi?”. La questione è stata rivolta all’arcivescovo di Milano, Mario Delpini da una platea di giovanissimi allievi dell’Istituto Salesiani. E la risposta del monsignore non è di quelle che ti aspetteresti: “Ho trovato questo rimedio: non guardare il telegiornale, ma guardare in faccia la gente che incontro. Sono persone brave, buone, che fanno il bene”.
Da giornalista, il consiglio di non guardare il telegiornale – tradotto: le notizie – mi ha fatto inizialmente storcere il naso. Tuttavia, a ben vedere, mette a fuoco un contesto ineludibile: viviamo un’epoca in cui il mondo dell’informazione, forse più che in passato, tende a spettacolarizzare i fatti, enfatizzandone la drammaticità e privilegiando le notizie negative, esasperate, polarizzanti e insolite. Anzi, parlare solo di telegiornali è riduttivo, perché la tendenza riguarda radio, siti web e, soprattutto, social media.
Fare luce sui problemi della società e raccontarli sui giornali è un aspetto fondamentale per la democrazia, in particolare in anni di guerre e mutamenti, ma l’assuefazione al ciclo delle notizie può creare uno scollamento tra la realtà dei mass media e la realtà in cui ognuno è immerso. Ne abbiamo dimostrazioni quotidiane. Un esempio, basato sui dati: l’economia americana va a gonfie vele rispetto agli scorsi anni, ma la maggioranza degli americani ritiene di vivere in piena crisi economica (e quindi sceglie Trump). Un altro esempio, basato sui sondaggi: gli italiani mettono l’immigrazione tra i primi problemi a livello nazionale, ma tra gli ultimi a livello locale; è come se nel quotidiano non percepissero la questione come problema, ma pensino che lo sia in generale, basandosi su quanto vedono e sentono sui media.
Potrebbe allora non essere un cattivo consiglio allontanarsi un po’ dalla rappresentazione della realtà che ci arriva dagli schermi e avvicinarsi un po’ di più a quella percepita dalle orecchie e dagli occhi.