"Dovete aiutarmi a tirarla fuori, deve avere una casa una mamma. Vi prego sta crescendo non abbiamo molto tempo".
“Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Cerchiamo una famiglia disponibile a occuparsi di un neonato di due mesi per un affido a tempo pieno della durata di un anno”.
Fonte Facebook. Oggetto: un cane e un bambino.
Due post, segnalati da feisbuc e suggeriti considerando due miei “interessi”: i cani in cerca di casa e l’adozione nazionale e internazionale. L’effetto è stato un conato di vomito anche se sono di stomaco forte. I miei due splendidi figli mi vennero presentati nel 2009 come se fossero cuccioli di un canile in Donbass: foto, breve descrizione, età, etnia, malattie e altro. Pensavo, speravo che quel metodo non esistesse più soprattutto in Italia. Non importa se il post fosse lecito o no, se il bimbo esista, se sia una fake o una provocazione anche a fin dei bene. E’ l’approccio del Servizio Affidi del Comune lombardo ad essere sbagliato.
Visto l’effetto,hanno specificato che il bimbo non esiste e che la loro intenzione era quella di “ampliare la platea dei potenziali affidatari”. Probabilmente quel post è stato letto anche da chi è in attesa di un affido e magari ha acceso una speranza, subito delusa. La scelta di indicare un bimbo di due mesi poi è ingannevole e irreale. Non è questa la via da seguire: l’affido come l’adozione sono una cultura e una disponibilità affettiva che non possono essere coltivate affidandosi all’effetto social. In Italia esistono, anche se non sempre funzionano al meglio, leggi. associazioni e strutture dedicate ai bambini e agli adolescenti che hanno bisogno di un aiuto perché in quel momento la famiglia non c'è o non può esserci. E ci sono soprattutto Tribunali dove presentare domanda per un affido o un'adozione. E il Tribunale non si chiama e non deve chiamarsi Facebook.
i responsabili dopo ore