Se c'è un aspetto di Silvio Berlusconi che mette tutti d'accordo, è che ha sempre amato le donne. C'è quindi da credere che il Cavaliere non avrebbe nulla da obiettare se, per uscire dal dibattito-monstre che si è aperto da quando l'Enac ha dato il suo ok per intitolargli l'aeroporto di Malpensa, si scegliesse un altro nome al posto del suo. A prova di ogni polemica. Quello di una donna, per esempio. In un Paese da sempre avaro di riconoscimenti per il contributo offerto dalle italiane nella storia (monumenti e vie a loro dedicate sono un numero esiguo) sarebbe un bel segnale. E due nomi che circolano in questi giorni convincerebbero pure B. C'è quello di Rosina Ferrario, milanese, prima donna italiana nel 1913, l'ottava al mondo, a diventare pilota d'aerei. Milano le ha dedicato un'insignificante strada in periferia. E c'è poi quello della "signora delle stelle", la gallaratese Amalia Ercoli Finzi, la prima in Italia a laurearsi in ingegneria aerospaziale, consulente scientifica per la Nasa e per l'Esa l'ente spaziale europeo. Di esempi (pochi) di “aeroporti al femminile” nel mondo ce ne sono. Uno degli scali di Istanbul è dedicato a Sabiha Gokçen arruolata nell'aviazione e pilota d'aerei militari. Malpensa potrebbe seguirne la scia.
Editoriale e CommentoMalpensa e la pista turca