Stipendi troppo bassi, quasi metà dei milanesi insoddisfatti della propria busta paga

La ricerca di Changes Unipol sul mondo del lavoro in città: stabilità, smart working, rapporto tra professione e vita privata, ma il vero nodo sono le retribuzioni non adeguate al costo della vita

Manifestazione per il lavoro a Milano

Manifestazione per il lavoro a Milano

Milano – Il 50% dei milanesi considera la retribuzione la priorità nella scelta del posto di lavoro. E allo stesso tempo, il 43% si reputa insoddisfatto della busta paga. Per migliorare parzialmente la situazione, il Consiglio dei ministri nella data simbolo del 1° maggio, giornata dedicata alla festa dei lavoratori, ha messo a punto un nuovo decreto-legge, che rende effettivo un taglio delle tasse in busta paga per i redditi medio-bassi. Difficilmente basterà, almeno a Milano dove il costo della vita durante e dopo la pandemia ha continuato a crescere con aumenti percentuali a doppia cifra anno su anno.

Lo stipendio prima di tutto

Comunque, stando ai risultati dell’inchiesta sul rapporto dei milanesi con il lavoro realizzata da Changes Unipol su dati Ipsos, il 50% dei milanesi considera la retribuzione il primo driver di scelta nella valutazione di un’offerta di lavoro; seguono il ruolo offerto (33%) e la vicinanza a casa (32%). Sono importanti anche la stabilità dell’azienda (29%) e la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata (28%). Quest’ultimo un dato crescente secondo tutte le rilevazioni di settore.

La ricerca

La ricerca è stata condotta su un campione rappresentativo della popolazione nazionale di età 16-74 anni (oltre 44 milioni di individui) e dei residenti nelle principali Aree Metropolitane (oltre 13 milioni di individui), secondo genere, età, area geografica, ampiezza centro, titolo di studio, tenore di vita, professione e nucleo familiare. Sono state realizzate 1.720 interviste con questionari via web.

Sempre a caccia di opportunità

Un’altra tendenza fotografata dalla ricerca di Changes Unipol sul mercato del lavoro è quella della continua ricerca di nuove occasioni di lavoro, anche da chi un contratto a tempo indeterminato già lo ha in tasca. Lontani i tempi in cui si cercava il mitico “posto fisso” alla Checco Zalone, in quest’epoca fluida – e in una metropoli come la Milano che non dorme mai – migliaia di lavoratori sono sempre vigili sul mercato, attenti a nuove chance di crescita professionale e di retribuzione. Una tendenza ben fotografata dai risultati della ricerca:  4 milanesi su 10 sono aperti alla possibilità di cambiare lavoro, tra questi il 16% lo sta cercando attivamente; il 29% di chi cerca lavoro si dichiara disponibile a un trasferimento all’estero. E il 27% ammette che si sta “guardando intorno”.

Ibrido è meglio

Sul fronte del lavoro da remoto, il lavoro interamente in presenza (26%) viene preferito dai milanesi rispetto a quello completamente da remoto (11%). La modalità di lavoro preferita (63%) è quella ibrida (ufficio + remoto).

Equilibrio tra vita e lavoro

Se dallo studio emerge che il 78% dei milanesi esprime un giudizio positivo sul proprio equilibrio fra lavoro e vita privata (anche se solo il 18% si dice “molto” soddisfatto), un milanese su dieci sarebbe pronto a rinunciare subito a una piccola percentuale della retribuzione per migliorare il proprio work-life balance, ma si arriva a quasi tre su dieci se si include chi lo farebbe certamente in futuro.

Stipendi troppo bassi

Ma il vero nodo da sciogliere, ed emerge chiaramente dai dati, sono gli stipendi troppo bassi, a maggior ragione in una metropoli molto esigente come Milano, fra le più care al mondo.  Infatti più di quattro milanesi su dieci (43%) si dicono  “insoddisfatti  per la propria retribuzione”. Non sorprende, dunque, che la retribuzione rappresenti il criterio di scelta più rilevante per valutare un’offerta di lavoro: viene infatti indicato dal 50% di coloro che lavorano, staccando nettamente l’allineamento del ruolo offerto con le proprie aspirazioni (33%), la vicinanza a casa (32%) e la stabilità dell’azienda (29%). Importanti, ma meno prioritari, la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata indicato dal 28% degli intervistati e il coinvolgimento offerto dall’azienda (20%).

I motivi per lasciare il posto

In caso di cambiamento, i motivi di abbandono dell’attuale posto di lavoro sono nel 39% dei casi l’arrivo di un’offerta di lavoro migliorativa o comunque molto allettante, seguito da una retribuzione non adeguata (38%) e l’esigenza di meglio conciliare lavoro e vita privata (21%). Seguono i ritmi di lavoro troppo pesanti e un clima aziendale non soddisfacente (entrambi al 20%). Soltanto il 16% cambierebbe a causa di scarse possibilità di carriera e solo il 12% perché ha una forma contrattuale non soddisfacente.

Le luci dell’occupazione 

Ci sono anche punti positivi, nella ricerca: sei milanesi su dieci sono soddisfatti, in generale, del loro attuale lavoro. Tra chi lavora, il 61% è molto o abbastanza soddisfatto in termini generali della propria occupazione, mentre il 36% esprime insoddisfazione. A livello nazionale, Milano e Firenze risultano le città più appagate in termini di “work life balance”. 

La settimana corta

Milano è la città più interessata all’idea della settimana lavorativa corta, a parità di ore complessive e stipendio, visto che quasi tutti i lavoratori intervistati (93%) si dichiarano molto o abbastanza interessati. E in effetti proprio Milano sta facendo da battistrada per il resto d’Italia, con decine di aziende che stanno sperimentando formule di settimana corta grazie a qualche ora extra negli altri giorni feriali. Perché alla fine, nonostante i problemi, il carovita, i prezzi delle case impossibili, la criminalità, “Milàn l'è un gran Milàn”. E qui spesso l’innovazione arriva prima che altrove.