
Il livello dei laghi lombardi ha raggiunto record storici per la stagione
Milano - Siccità e sprechi. L’emergenza acqua in Lombardia ha due volti. Un clima che sta cambiando e comportamenti quotidiani dell’uomo che invece faticano a cambiare. L’inverno che si sta chiudendo (quello meteorologico finisce il 1° marzo) è stato uno dei più asciutti di sempre. Secondo Coldiretti è caduta il 56% di acqua in meno. Le riserve idriche in Lombardia sono dimezzate rispetto alla media registrata negli inverni del periodo 2006-2020. I grandi laghi hanno percentuali di riempimento che vanno dal 12% di quello di Como al 28% del Maggiore. E il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) è sceso a -3,05 metri, più basso che a Ferragosto. Gli eventi estremi sono aumentati. Delle 20 bufere di vento registrate in Italia da inizio anno, tra raffiche violente, trombe d’aria e tornado, oltre una su due (il 55% del totale) si è verificata in Lombardia, fa sapere Coldiretti regionale sulla base degli eventi segnalati dall’European Severe Weather Database (Eswd). Un fenomeno che ha contribuito anche ad alimentare gli incendi boschivi, 66 nei primi 34 giorni dell’anno.
Nella Lombardia che ha sete d’acqua, però, gli sprechi non diminuiscono. Anzi. Le perdite della rete idropotabile sono a livelli d’allarme: secondo il rapporto Ecosistema Urbano 2021 - che esamina oltre 30mila dati raccolti attraverso questionari inviati da Legambiente ai 105 Comuni capoluogo e alle informazioni di altre fonti statistiche accreditate - il 36% dell’acqua potabile non arriva nei rubinetti. Colpa delle perdite nella rete. In Lombardia solo a Milano e Mantova si "accende" la luce verde sulla mappa disegnata da Legambiente, le uniche province a stare sotto il tetto del 15% dell’acqua potabile persa. Gli sprechi maggiori sono rilevati a Varese, Lecco e Brescia, capoluoghi da bollino arancione: la dispersione raggiunge rispettivamente il 38,3%, il 37,4% e il 28,3%. A Bergamo e Como l’allarme è giallo: l’acqua dispersa è del 23,9% e del 21,5%. Va meglio a Sondrio, Monza, Lodi e Pavia, che conquistano il colore verde ma superando la soglia del 15% non sono considerate ai livelli delle città meno sprecone: Sondrio raggiunge il 16,6%, Monza il 15,8%, Lodi e Pavia rispettivamente il 16,2% e il 16,5%.
C’è meno acqua, ma se ne consuma di più. Il valore medio dei consumi idrici domestici di tutti i capoluoghi italiani ha raggiunto i 153,2 litri al giorno pro capite, il 3% in più rispetto al 2019 (148,2 litri) e dell’1,12% in più rispetto al 2018 (149,7 litri). La Lombardia ha consumi sopra la media in tutte le città, ad eccezione di Cremona, l’unica a colorarsi di giallo sulla mappa (148,5 litri). Milano, Mantova, Monza e Pavia sono da bollino rosso: sotto la Madonnina si consumano 262 litri d’acqua al giorno per abitante solo per uso domestico; a Mantova 255,8, a Monza 224,6, a Pavia 208,7. Gli altri capoluoghi sono da bollino arancione, con valori che variano dai 153,4 ai 190,2 litri pro capite: Lodi 190,2; Bergamo 187,7; Como 185,1; Brescia 177,1; Varese 176,3; Sondrio 165,9; Lecco 158,6.