Sesto San Giovanni, si è spenta la “red passion”: Campari trasloca sotto il Duomo

Addio all’ex città delle fabbriche, il colosso del bitter sposterà il quartier generale a Milano "dal 2027"

La Galleria Campari, museo d’impresa, resterà a Sesto con alcuni uffici amministrativi

La Galleria Campari, museo d’impresa, resterà a Sesto con alcuni uffici amministrativi

Sesto San Giovanni (Milano), 1 marzo 2024 –  Gli inizi del ‘900 furono casa e bottega. La Casa Alta, l’ex villa dei marchesi Arese Lucini dove soggiornò pure Ugo Foscolo, con la fabbrica costruita nel giardino: per entrare e uscire si doveva per forza percorrere una scala senza corrimano, usata da patron Davide per accertarsi che nessuno degli operai stappasse qualche bottiglietta conica di troppo. Il 2009 fu il tempo del grande quartier generale, sorto sulle ceneri del vecchio capannone e "griffato" dall’archistar Mario Botta. Dall’epoca del bitter a un catalogo di aperitivi e liquori talmente lungo che si fa prima a dire cosa non sia di proprietà Campari, che oggi conta più di 50 marchi e 4.500 dipendenti. Dopo appena 15 anni da quell’inaugurazione, l’azienda “red passion” è pronta a rifare i bagagli e ad abbandonare l’headquarter di Sesto San Giovanni. Campari va a Milano, sotto la Madonnina.

Ad annunciarlo è stato Robert Kunze-Concewitz - Ceo anche lui con la valigia in mano - parlando dei successi e del futuro dell’azienda: "Ci sono tante novità in serbo. Una riguarda anche il trasferimento nel 2027 del quartier generale dalla sede di Sesto San Giovanni, dove è nata la Campari".

Dalle prime indiscrezioni si sa che la multinazionale vorrebbe investire in un nuovo progetto immobiliare con un importo iniziale di 110 milioni di euro per una sede a pochi passi dal Duomo: il contratto di acquisto dovrebbe essere firmato già nei prossimi giorni.

Una storia di arrivi e partenze quella tra l’ex città delle fabbriche e Campari. Il primo approdo nel 1903, con il capannone messo in funzione l’anno dopo, come ricorda ancora oggi l’insegna in ferro battuto sulla facciata liberty di viale Gramsci. Poi i numerosi interventi di ampliamento, per produrre le bevande rosse fino al 2005, quando gi operai sono stati trasferiti a Novi Ligure. Pochi anni dopo, il ritorno in grande stile: non più gli addetti agli elisir – ancora oggi con formula segreta – ma i colletti bianchi. Con la trasformazione del vecchio complesso industriale in un nuovo isolato con tanto di museo d’impresa e torri residenziali. Gli impegni, sottoscritti allora, prevedevano che Campari si fermasse a Sesto San Giovanni solo per la durata della convenzione urbanistica. Che ora è scaduta, concludendo obblighi e vincoli di permanenza. Così, una volta libero, il gruppo ha deciso di prendere residenza altrove.

In viale Gramsci dovrebbe rimanere una parte degli amministrativi operativi, oltre alla Galleria Campari, lo spazio interattivo e multimediale che racconta oltre 150 anni di storia con oltre 3.000 opere su carta, affiche originali della Belle Epoque, caroselli, manifesti e grafiche pubblicitarie di Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Fortunato Depero, Bruno Munari, Ugo Nespolo e altri ancora.