
di Elena Comelli
Il 2021 sarà l’anno dei green bond. Gli investitori si preparano a pescare in un fiume di obbligazioni pubbliche o private associate al finanziamento di progetti con ricadute positive sul fronte climatico e ambientale. Strumenti sempre più popolari per le aziende e i governi, in quest’annata focalizzata sulla ripresa sostenibile dopo la crisi pandemica, le emissioni di green bond dovrebbero toccare la cifra record di 500 miliardi di dollari, quasi il doppio dell’anno scorso, in base alle previsioni degli analisti.
Fra questi 500 miliardi ci sarà anche il primo Btp green lanciato dall’Italia per 8,5 miliardi di euro, emesso la settimana scorsa e accolto con entusiasmo dal mercato. Il titolo, con scadenza ad aprile 2045, ha raccolto una domanda superiore agli 80 miliardi di euro e il rendimento è stato fissato in 12 punti base al di sopra del Btp con scadenza a marzo 2041, quindi si dovrebbe attestare intorno all’1,5%. Il nuovo Btp è dedicato "al finanziamento delle spese sostenute dallo Stato a positivo impatto ambientale", si legge nella nota del Mef, ma da quello che trapela i progetti finanziati saranno concentrati soprattutto sulla mobilità sostenibile.
Tra i goal possibili, comunque, troviamo: mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile delle risorse idriche e protezione dell’ambiente marino, transizione all’economia circolare, prevenzione e controllo dell’inquinamento, ripristino della biodiversità, degli ecosistemi e dei servizi ambientali. In questa prima fase i Btp green non sono offerti direttamente ai risparmiatori retail, che potranno acquistarli in una seconda fase presso gli sportelli bancari. I green bond saranno infatti quotati su Mot e Mots, i due mercati dove vengono negoziati i titoli di Stato.
La partita verde, per ora, è quindi tutta degli investitori istituzionali. Oltre all’Italia, anche Germania (nella foto in basso la cancelliera Angela Merkel) e Francia hanno già annunciato che emetteranno diverse obbligazioni green nel corso dell’anno. Berlino ha fatto sapere che venderà due nuovi bond verdi, il Green Bund agosto 2031 e il Green Bund agosto 2050.
A muoversi su questo fronte è anche la Francia, che ha anticipato il lancio di un nuovo Green Oat a 20 anni. La stessa Commissione europea ha intenzione di emettere obbligazioni verdi per un valore di 225 miliardi di euro, come parte del prestito di 750 miliardi che finanzierà il suo piano di rilancio post-Covid, e circa un terzo di quel totale potrebbe sbarcare sul mercato quest’anno. Prima dell’Italia, molti Paesi europei si erano già lanciati su questo mercato, a partire dalla Polonia, che ha emesso nel dicembre 2016 il primo green bond di Stato in Europa, con un’obbligazione da 750 milioni di euro. Ma è stata la Francia, nel 2017, a entrare in modo pesante sul mercato dei titoli di Stato verdi, con un Oat che doveva essere inizialmente di 7 miliardi di euro e invece, a grande richiesta degli investitori istituzionali, si è allargato a un programma di emissioni monstre da 25 miliardi, il più grande green bond del mondo. Poi sono arrivate l’Irlanda, il Belgio, l’Olanda e la Germania. Quest’anno si prevede che oltre all’Italia, anche la Spagna, l’Austria e e la Slovenia emetteranno i loro primi titoli verdi.
A indicare le caratteristiche dei green bond a livello internazionale è stata l’Icma, l’associazione internazionale dei mercati di capitali, attraverso i Green Bond Principles, che indicano le caratteristiche necessarie perché un’obbligazione possa essere definita green, con un elenco delle potenziali tematiche ambientali da finanziare e l’obbligo di sottoporre a revisione gli obiettivi da parte di un certificatore riconosciuto. Non ci sono sanzioni per chi viola questi principi: la sanzione la dà il mercato. Se non li rispetta, l’emittente di un green bond rischia un contraccolpo in termini reputazionali che potrebbe danneggiare l’azienda o il Paese emittente.