REDAZIONE ECONOMIA

Il deficit vola nell'Eurozona, ma la crescita riprenderà

Nel Bollettino della Bce i rischi di ribasso sono contemperati dalla ripresa della domanda mondiale insieme alla campagna vaccinale. Bene l'Italia sullo spread

Christine Lagarde, presidente della Bce

Francoforte - La crisi da pandemia e la "reazione dal vigore senza precedenti in termini di politiche di bilancio" hanno fatto volare nel 2020 il deficit dei conti pubblici nell'Eurozona al 7,2 per cento del Pil dopo il -0,6%  del 2019. Lo riporta il Bollettino Economico diffuso dalla Bce  per il quale le proiezioni macroeconomiche stimano che il dissavanzo di bilancio scenderà al 6,1% del Pil nel 2021 e al 2,4%  per il 2023. E se "tale percorso porterà il debito pubblico dell'area dell'euro ad aumentare fino al 95 per cento del Pil nel 2023 -  11 punti percentuali in più rispetto al periodo precedente la crisi -  l'impatto avverso sulla posizione di bilancio sarà con ogni probabilità lievemente minore rispetto a quanto generalmente atteso all'inizio della pandemia". "Resta essenziale - secondo la Bce -  un orientamento di bilancio ambizioso e coordinato" e "a tal fine, occorrerebbe confermare il sostegno delle politiche di bilancio nazionali, data la debolezza della domanda da parte di imprese e famiglie".

"Nel complesso, i rischi per le prospettive di crescita dell'area dell'euro nel medio termine risultano più equilibrati, benché nel breve periodo permangano rischi al ribasso", sottolinea poi Francoforte. "Da un lato, le migliori prospettive per la domanda mondiale, sostenuta dalle ingenti misure di stimolo fiscale, e il progredire delle campagne di vaccinazione sono incoraggianti - prosegue il documento -. Dall'altro lato, la pandemia in corso, con il diffondersi delle varianti del virus, e le sue implicazioni per le condizioni economiche e finanziarie continuano a rappresentare una fonte di rischi al ribasso".

L'Italia

Per quanto riguarda l'economia tricolore e in particolare lo spread tra Btp e Bund "i differenziali dei titoli di Stato italiani sono diminuiti notevolmente nel periodo precedente la formazione di un nuovo governo da parte dell'ex presidente della BCE Mario Draghi e hanno brevemente raggiunto un nuovo minimo pluriennale prima di tornare a crescere. In particolare, durante il periodo in esame, i differenziali di rendimento a dieci anni italiani si sono ridotti di 12 punti base, attestandosi allo 0,73 per cento".