Catasto tra riforma e peso delle tasse. Assoedilizia: rischio di stangata

Al convegno moderato dal direttore del “Giorno“ Sandro Neri il dibattito sul rischi e benefici del progetto

Giuseppe Valditara, Achille Colombo Clerici (Assoedilizia) e il direttore del Giorno San

Giuseppe Valditara, Achille Colombo Clerici (Assoedilizia) e il direttore del Giorno San

Milano - "Si rischia una violazione dell’articolo 53 della Costituzione e una stangata per gli italiani". Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, non riesce a nascondere tutte le preoccupazioni sulla riforma del Catasto voluta dal Governo Draghi. La manovra, inserita nella legge delega sulla riforma fiscale, avrà effetto solo nel 2026. Ma le preoccupazioni sono tante. Della riforma si è discusso ieri durante un convegno organizzato da Assoedilizia. Ospiti Giuseppe Valditara, docente di Diritto privato romano dell’Università degli Studi di Torino e coordinatore di Lettera150, Sara Valaguzza, docente di Diritto amministrativo all’Università degli Studi di Milano, Maria Elisa D’Amico docente di Diritto pubblico dell’Università degli Studi di Milano, e Claudio Zucchelli, già presidente di sezione del Consiglio di Stato. Moderatore il direttore de Il Giorno Sandro Neri.

"La riforma del catasto è stata giustificata come mossa per combattere abusivismo edilizio ed evasione fiscale – sottolinea il presidente Colombo Clerici –. A questo poi si aggiunge la questione della sperequazione. Sono problemi reali, ma esistono già degli strumenti normativi per intervenire. Come Assoedilizia ci preoccupano le rideterminazioni delle basi imponibili". Nel 2026 toccherà al Governo allora in carica decidere se utilizzare i dati raccolti dal nuovo catasto ai fini fiscali o proseguire con il sistema attuale. Ma la riclassificazione degli immobili porterà inevitabilmente a un adeguamento delle rendite catastali e quindi dell’Imu. Il timore è che dietro al proposito di riforma si nasconda un aumento della patrimoniale sugli immobili. "Le direttive europee che impongono questa riforma sono pre-pandemia – spiega Giuseppe Valditara –. E chiedono di estendere anche alla prima casa l’imposizione fiscale. Ma più si tassa il patrimonio e più calano i consumi. Questo è un dato di fatto". Perplessità anche sotto l’aspetto giuridico. "Esiste già una decisione della Corte costituzionale, che risale al 2017, e che ha accolto come non legittima la revisione del classamento degli immobili di proprietà privata siti in microzone comunali", sottolinea Elisa D’Amico. A favore della riforma, invece, Sara Valaguzza.

"C’è necessità di fare chiarezza sui dati catastali – dice Valaguzza –. Stiamo parlando di digitalizzare il Catasto. L’obiettivo è facilitare gli enti locali". Per Francesco Manfredi, pro-rettore dell’Università LUM Jean Monnet, questa riforma "non può essere disgiunta da una riforma del Fisco, così si rischiano conseguenze". Contrario anche Claudio Zucchelli: "Il Catasto non è nato con fini fiscali. Con la riforma ci sarà un aumento della pressione fiscale tout court nei confronti dei cittadini".