
Vinicio Capossela
Strizzando l’occhio al “Bestiaires d’amours” di Richart de Fornival, il “cantautore mannaro” della musica italiana spalanca mercoledì prossimo al Lirico Giorgio Gaber (il 21 sarà al Fraschini di Pavia) i cancelli dei suoi ululanti mondi interiori per dare voce e sentimento al mostro innamorato che si porta dentro. Lui è Vinicio Capossela e lo spettacolo con cui torna a Milano attinge a piene mani dall’ep “Bestiario d’Amore”, quattro brani di ambientazione trobadorica con cui due anni fa s’è deciso a concludere il viaggio nel medioevo immaginario e immaginato dell’album “Ballate per uomini e bestie” affrontando l’ultimo e, forse, più insondabile mistero della natura umana: l’amore, appunto.
Un tuffo nella poesia allegorica messo in strada da Vinicio con l’intenzione di allargare i 20 minuti (scarsi) di questo suo “poema musicato” al repertorio romantico degli undici album in studio dati alle stampe in trent’anni e passa di carriera. Tutto nella convinzione, confortata da “complici” rotti ad ogni esperienza quali Alessandro Asso Stefana, Raffaele Tiseo e Vincenzo Vasi, che "’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi". "Nei bestiari la realtà era solo l’emblema di una verità più oscura" ammette l’uomo del Paese dei Coppoloni. "Illustrato e rinchiuso in un pregevole scrigno dalla principessa illustratrice Elisa Setzinger, il Bestiario è uscito il giorno di San Valentino del 2020 finendo inghiottito quasi subito dall’oscuramento eclissico della pandemia. Come accaduto pure al Boccaccio nel ‘Decameron’, parlare d’amore ai tempi della Peste mi era sembrato una buona idea, anche se io mi riferivo ad una pestilenza etica, non biologica". I bestiari nascono per ingigantire paure.
"Il pandemonio scatenato dalla pandemia", dice Capossela, "ha scoperchiato il vaso di Pandora lasciando fuoriuscire demoni come la Paura, la Malattia, la Morte, il Silenzio, la Depressione, la Melancolia lupina. Ma anche l’amore. Il confinamento, infatti, ci ha costretto al confronto con categorie essenziali del discorso amoroso che avevamo finito col rimuovere: l’attesa, il limite, la distanza, la memoria. La straordinarietà della situazione è sembrata riportarci in alcuni casi al tempo delle corti, in cui l’oggetto d’amore, spesso irraggiungibile, veniva sublimato più che consumato. Esperienza, dunque, abbastanza inedita per una società dei consumi come la nostra".