"In ogni strada di questo Paese c’è un nessuno che sogna di diventare qualcuno, è un uomo dimenticato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo" diceva Robert De Niro in una celebre scena di “Taxi driver” dando voce ad un un’emarginazione vicina a quella che ha spesso armato la parola del rap. Anche la metafora di “Taxi”, il singolo di Don Joe arrivato sulle piattaforme all’1 di questa mattina, punta più la voglia di scoperta con cui il dj, rapper e produttore dei Club Dogo apre lo sportello ai giovani leoni dell’urban per guidarli alla scoperta dei luoghi dell’hip hop a Milano. Era accaduto qualche mese fa a Young Hash e Melons ne “Il Protettore”, capita ora in “Taxi” ad altri due talenti emergenti della nuova scuola quali RRARI DAL TACCO (pseudonimo di Matteo Sardella) e Low-Red (all’anagrafe Mario Serra). "L’idea del taxi che sta dietro a questo brano è un po’ quella del mezzo che ti porta in quei posti che ti piacciono e ti fanno divertire" spiega Don Joe, nato Luigi Florio. "Nel mio caso, l’opportunità di utilizzare l’esperienza per aiutare i giovani rapper a scoprire mondi che magari non conoscono. Di locali, purtroppo, a Milano ne sono rimasti ben pochi, però ci sono diversi luoghi di aggregazione giovanile dove, soprattutto d’estate, ancora ci si diverte".
Voi vi ritrovavate al Muretto in San Babila. "Stavamo un po’ al Muretto, un po’ al Time Out, in zona De Amicis, passando il tempo tra negozi di dischi e di streetwear".
Oggi è cambiata la geografia dell’urban cittadino? "Il Muretto è vivo, molto ragazzi che fanno freestyle orbitano ancora lì. Anche se di ballare, purtroppo, non se ne parla perché hanno completamente ricoperto il pavimento con delle specie di borchie".
Com’è arrivato a RRARI DAL TACCO e Low-Red? "Mi piaceva l’idea di mettere assieme due newcomers come loro. Il caso ha voluto che, come accaduto ne ‘Il protettore’, pure in questo pezzo i miei partner arrivino uno dalla Puglia e l’altro dalla Sardegna, due regioni caldissime oggi per il rap. RRARI è pugliese di Monopoli come Young Hash lo è di Bari, mentre Low-Red è sardo di Sassari come Melons lo è di Iglesias".
Milano è ancora il fuoco della scena urban? "Sì, la discografia sta a Milano e questo crea una straordinaria forza aggregativa. Ma c’è fermento un po’ in tutta Italia, basta pensare a quel che accade, appunto, in regioni un tempo abbastanza lontane dall’urban come Puglia (uniche eccezioni forse la Pooglia Tribe e Caparezza, che però poi ha fatto cose anche molto più pop), Sicilia o Sardegna".
Intanto ha lanciato “Il Protettore Challenge”, caricando su Spotify la versione strumentale del pezzo con Young Hash e Melons invitando tutti a scaricarlo e a rapparci sopra condividendo poi le strofe in un reel su Instagram. "Sto raccogliendo i reel e a fine agosto deciderò il vincitore, che ospiterò poi nel mio studio per lavorare ad un pezzo assieme".
Ce l’ha un progetto da realizzare? "Penso che un joint album con qualche altro produttore sarebbe figo. Ce ne sono diversi che stimo molto, Dj Shocca ad esempio, ma anche i 2nd Roof, o, della nuova generazione Sadturs & KIID, Luzee, Ilovetisbeat, insomma di nomi giusti ce ne sarebbero tantissimi".
A proposito, i Dogo sono ricomparsi nell’album ‘60 Hz II’ di Dj Shocca che per il primo di ottobre sta organizzando all’Alcatraz una serata con tutti gli ospiti del disco. Andrete? Sarebbe una nuova reunion… "Fare questa cosa è stato un piacere perché per noi Shocca è un fratello, quanto al concerto andare o no dipenderà dalla possibilità di riuscire a conciliare gl’impegni miei di Gué e di Jake. Visto che la reunion dei Dogo ce la siamo giocata due anni fa, questo sarebbe un supplemento, un extra, dai...".