IL LIBRO DEL GIORNO DI GENNARO MALGIERI La bellezza è nell’ideale Breviario anti nichilista

“La rivolta ideale” di Alfredo Oriani (1852-1909) ha attraversato il Novecento con un andamento “carsico” influenzando personalità della politica e della cultura le più diverse da Mussolini a Spadolini, da Gramsci a Gentile, da Missiroli a Gobetti, da Papini a Serra, da Prezzolini a Croce di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 7 agosto 2015 - La rivolta ideale” di Alfredo Oriani (1852-1909) ha attraversato il Novecento con un andamento “carsico” influenzando personalità della politica e della cultura le più diverse da Mussolini a Spadolini, da Gramsci a Gentile, da Missiroli a Gobetti, da Papini a Serra, da Prezzolini a Croce. Oggi la leggiamo in una nuova edizione, per gli eleganti tipi di Aragno, curata da Lorenzo Ornaghi. Nel 1908, un anno prima della morte, Oriani la pubblicò senza farsi eccessive illusioni circa la sua fortuna, come non se n’era fatte quindici anni prima quando diede alle stampe l’imponente Lotta politica in Italia. Entrambe le opere infatti caddero nel vuoto. E per quanto numerosi intellettuali si protesero incuriositi sul “solitario del Cardello”, fu necessario attendere l’avvento del fascismo perché avesse successo. Ma Oriani appartiene a tutti, al di là delle passioni.

“La rivolta ideale” venne scritta in cento giorni e per lui era il suo “libro migliore”. Soltanto dopo alcuni anni, tuttavia, si accese l’interesse attorno al volume ed al suo autore. L’editore Laterza, infatti, su consiglio di Croce, prese a ristampare numerose opere di Oriani e, per la loro «viva ricchezza spirituale», le indicò come il frutto di «un artista oggettivatore di drammi d’anime». A giudizio di Mussolini, poi, l’opera conclusiva di Oriani rispecchiava, «in uno stile conciso, tacitiano che basterebbe da solo a costituire la gloria di uno scrittore», tutti i problemi, le passioni, le angosce e le speranze «del nostro tempo». Infatti “La rivolta” rivela una sorprendente attualità a fronte di tempi difficili. Sicché coloro che sono più sensibili alle convulsioni della storia riconoscono nella definizione che dà il senso al volume la via verso l’impegno e possibilmente il riscatto: «L’ideale solo è vero»: questa è la “cifra”, secondo Ornaghi, «con cui l’autore vorrebbe far riconoscere e apprezzare senza troppe incertezze o fraintendimenti l’anima della sua opera».

Dopo aver passato in rassegna le problematiche spirituali connesse alle ricadute esistenziali e politiche della “modernità”, Oriani si congeda con struggenti parole contenute nell’“Appello” che, sempre secondo Ornaghi, «è l’incitamento ad affrancarsi da ogni rassegnata accettazione della condanna, a combattere ogni pretesa fatalità del declino». Eccole: «Adesso che la mia giornata s’interrompe nei crepuscoli della sera, guardo ancora alle cime pensando che sarebbe stato meglio il non discenderne mai, per quanto esse non siano più vicine delle pianure al cielo. Nell’ideale soltanto, sia pure una larva dentro un miraggio, è la bellezza della vita: se qualche cosa può somigliare alla veriità̀, che non sappiamo, è la virtù̀ che dà invece di ricevere e muta i sogni del dolore in opere di pensiero». “La rivolta ideale” è un “breviario” per chi non intende lasciarsi condizionare dal conformismo nichilista odierno.

ALFREDO ORIANI, La rivolta ideale, Aragno editore