Leggere oggi René Guénon. Attualità di una lezione

Renè Guènon, il pensatore tradizionalista più famoso e celebrato del Novecento, è ormai un “classico” che importanti e raffinate case editrici, in Italia e non solo di GENNARO MALGIERI

Milano, 1 aprile 2016 - Renè Guènon, il pensatore tradizionalista più famoso e celebrato del Novecento, è ormai un “classico” che importanti e raffinate case editrici, in Italia e non solo. si contendono. Il momento appare assai propizio per rileggere il suo capolavoro, “La crisi del mondo moderno”, che le Edizioni Mediterranee ripropongono in una nuova edizione critica, sempre corredata dall’introduzione di Julius Evola, ma arricchita dalle note e dai saggi di Gianfranco de Turris, Andrea Scarabelli e Giovanni Sessa. Il saggio è di quelli che lasciano il segno. Lo studioso francese quando lo pubblicò (1927), era consapevole del disfacimento prodotto dal “mito” del progresso . E provò a innestare nelle buone coscienze degli europei il ragionevole e squassante sentimento della decadenza sperando che provvedessero a scrollarsi di dosso il mantello del nichilismo. Il crepuscolo della civiltà era nell’aria. Si sarebbe manifestato pienamente decenni dopo: noi ne viviamo la fase estrema. Inaccessibile a ogni compromesso, come notò Evola nella prima edizione italiana del 1937, Guénon lanciò l’allarme circa le conseguenze derivanti dalla modernità, intesa come disfacimento dell’ordine tradizionale, formulando nel contempo diagnosi che attengono alle grandi questioni irrisolte odierne, come il rapporto tra Oriente ed Occidente; la conoscenza e l’azione; la scienza sacra e quella profana; le degenerazioni del democratismo in populismo e totalitarismo; la pervasività del relativismo. Insomma un breviario delle contraddizioni che animano l’epoca presente non meno di quanto scuotessero quella in cui le riflessioni guenoniane presero a circolare.

È naturale annoverare questo libro nella storia delle idee legate alla crisi dell’Occidente. Ma sarebbe ingiusto non ricordare che in esso l’autore si produce anche in formulazioni propositive circa la riapparizione dell’autorità, della religiosità, della spiritualità quali fondamenti della vita civile. Quindi non lo si può relegare tra le anticaglie intellettuali che non dovrebbero neppure più essere citate. Al contrario, la fioritura di studi attorno a Guénon verosimilmente testimonia la forza di un pensiero che s’impone malgrado il nichilismo morale e culturale dominante.Guénon era consapevole che una possibilità di rinascita tra le rovine del mondo moderno esisteva: “Coloro che fossero tentati di cedere allo scoraggiamento – scriveva – debbono pensare che nulla di quanto viene compiuto in quest’ordine può mai andar perduto; che il disordine, l’errore e l’oscurità possono trionfare solo in apparenza e in modo affatto momentaneo; che tutti gli squilibri parziali e transitori debbono necessariamente concorrere alla costituzione del grande equilibrio totale e che nulla potrà mai prevalere in modo definitivo contro la potenza della verità”. Non era soltanto una speranza.

RENÉ GUÉNON, La crisi del mondo moderno, Edizioni Mediterranee