ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Pharrell Williams, in concerto ad Assago l'hit maker del decennio

Il cantante americano ad Assago il 12 luglio

Pharrell Williams sul palco

Assago (Milano), 10 luglio 2016 - Tre estati fa era un’amatissima persecuzione. Grazie a due tormentoni planetari come “Blurred lines” di Robin Thicke e “Get lucky” dei Daft Punk nonVERSATILE Pharrell Williams sul palco e, sotto, mentre serve pasti caldi ai senzatetto c’era radio che per più di mezz’ora non trasmettesse una canzone di Pharrell Williams. Poi, qualche mese dopo, ci hanno pensato i trionfi di “Happy” e della “Sing” di Ed Sheeran a trasformare il cantante-produttore di Virginia Beach, sugli scudi anche per “Hollaback girl” di Gwen Stefani e “Drop it like it’s hot” di Snoop Dogg, nel più inesorabile “hit-maker” del decennio.

Niente che la rivista Billboard non avesse già intuito nel 2010, premiandolo come miglior alchimista della consolle della sua generazione. Blasone con cui Pharrell torna il 12 luglio a Milano sul palcoscenico dell’Assago Summer Arena; un’esclusiva nazionale che nobilita il cartellone del Music Street Art.

In questi mesi per lui è arrivata pure la madre di tutte le stangate: 7,4 milioni di multa, comminati dal tribunale di Los Angeles per aver plagiato “Blurred lines”, linee sfocate, dalla celeberrima “Got to give it up” di Marvin Gaye. Con un patrimonio personale stimato attorno agli 80 milioni di dollari, Pharrell è riuscito però a farsene una ragione molto prima e molto meglio del sodale Thicke, mollato nel pieno della querelle giudiziale con gli eredi di SuperMarvin pure dalla moglie-attrice Paula Patton; un po’ meno “happy” di prima ma saldamente in sella, grazie anche alle gioie del matrimonio con la modella e designer Helen Lasichanh, madre sette anni fa del loro piccolo Rocket Man Williams a cui nella colonna sonora di “Cattivissimo me” aveva dedicato l’inedito “Rocket song”. Più che un musicista Pharrell è un abilissimo architetto di suoni e di umori, un interprete “cool” da copertina di “Esquire” e da club modaioli più che da palcoscenici, come confermato pure dall’album “G I R L”, in cui forse di maiuscolo c’è solo il titolo, e da un tour che ha finito per far affiorare tutti i suoi limiti di entertainer. Ma il produttore virginiano appartiene alla categoria di quelli a cui piace vincere facile e, con un repertorio come il suo, il successo è assicurato sempre.“All’inizio il successo è stato quasi umiliante... non riuscivo a credere di poter ottenere col mio lavoro tanta attenzione” giura Pharrell. E ammette, rimanendo serio, di sentirsi “benedetto” per saper vedere la felicità nei sentimenti delle persone “e poter scrivere canzoni con cui tirarla fuori”. Convinto lui.