ELVIRA CARELLA
Cultura e Spettacoli

Paolo Camilli, le relazioni e i social: "Il mio sogno è Carrie di Sex&The City"

In “Sconfort Zone-Il Paradiso delle irrelazioni” ha trattato il tema del rapporto con il prossimo "La comicità? Serve per alleggerire, esorcizzare quello che ci circonda. Sdrammatizzandolo".

Paolo Camilli, 38 anni, formatosi alla Scuola di formazione teatrale “Improvvivo-Liit“

Paolo Camilli, 38 anni, formatosi alla Scuola di formazione teatrale “Improvvivo-Liit“

Nella società odierna è sempre meno demarcata la divisione tra realtà ed apparenza. Ci si chiede: fino a che punto c’è di veritiero nei rapporti tra le persone? E quanto queste ultime mettono a nudo il loro vero essere? Cosa succede se si esce dalla sconfort zone, dove si crede di essere al riparo? E proprio nel “paradiso delle irrelazioni”, l’attore comico, Paolo Camilli, ci ha prospettato un quadro completo, in chiave satirica, dei rapporti umani, andando oltre il travestimento continuo.

In “Sconfort Zone – Il Paradiso delle irrelazioni” ha trattato il tema delle relazioni. Quanto in esse c’è oggi di autentico?

"In base alle mie ed all’altrui esperienze esiste un disastro nelle relazioni. Esse mettono in

campo tutte le nostre debolezze. Quelle più superficiali sono magari patinate o di facciata. In quelle più profonde emerge la nostra parte più vera: si è spaventati, perché ci mettono dinanzi al fatto che le sovrastrutture un po’ cedono".

Quanto hanno influito i social sulle relazioni?

"Hanno portato ad un nuovo modo di interfacciarsi. Sono un mezzo e come tale hanno un doppio aspetto. Sono l’altra faccia del mondo, quello digitale. Se questo strumento arriva nelle mani di persone non preparate, può essere anche altamente

pericoloso. Solo tra qualche anno potremo dare delle risposte più sicure".

Esca dalla “sconfort zone“. Com’è Camilli?

"Ho una matrice insicura, anche se ho lavorato molto su di me. Sono cervellotico, a volte troppo. La mente ora, però, subito attiva la parte più controllante, che mi fa pensare a come evitare e prevenire determinate cose. Sono in un momento della vita, in cui sento l’esigenza di uscire dalla confort zone, di scrollarmi di dosso le dinamiche mie interne, che, a volte, un po’ mi rallentano e appesantiscono".

Come sceglie i personaggi, oggetto di parodia?

"Per caso. Colgo un lato, che mi affascina o mi colpisce particolarmente per diversi motivi. In maniera involontaria è come se introiettassi una particolarità del personaggio e la enfatizzassi. E in quel momento ritrovo un po’ l’anima del soggetto, che, però, diventa un altro".

Se si dovesse trovare dinanzi Carrie di Sex&The City?

"Andrei nel panico. Ma, poi, l’abbraccerei e le direi che la stimo molto. Non si sa come prenderebbe la mia parodia, per cui c’è anche il rischio che mi potrebbe odiare. Ma con lei lo correrei volentieri".

Ed Eva?

"Nel mio ultimo spettacolo c’è Lilith, la prima moglie di Adamo, raffigurata come il serpente, che rappresenta la donna emancipata e anche dominante. Quindi, la Britney Spears della Bibbia, che è stata allontanata in qualche modo, demonizzata. Farei parlare Eva con lei, perché è stato interrotto quel dialogo con la mela, che Eva riceve, il seme del dubbio".

Cos’è per lei la comicità?

"È un’esigenza, che nasce per alleggerire, esorcizzare un po’ quello che ci circonda, si vive. Sdrammatizzandolo gli si dà un’altra forma".

Il lato comico di Milano?

"È tutto veloce. Lavoro, lavoro, lavoro. Ma ho trovato anche una dimensione più tranquilla".

Di che colore è la città?

"Arancione, un colore solare, che mi tranquillizza. Milano è viva, ti permette di fare tante cose. E questo è il bello".