Mazzoli, la vita del dj è un film: "On Air - Storia di un successo"

Il conduttore de "Lo Zoo di 105" recita se stesso nel film diretto dal cugino: "Mi riconosco nel messaggio che esce: il desiderio dei personaggi, seguire i sogni e muoversi per realizzarli" di SILVIO DANESE

Marco Mazzoli

Milano, 26 marzo 2016 - Non c'è da spiegare cos’è, è una pioggia di battute e musica tra le più folli della storia della radio e tra le più durature (ora 17 anni), idea proliferata un po’ in ogni angolo delle “locali”, ma anche in televisione, se vogliamo. È una band, un posto di ritrovo, un cazzeggio, un monito per i comici, e anche un marchio: “Lo Zoo di 105”, le scenette “recitate” col gruppo dei folli di Marco Mazzoli dj, in onda dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 16 il programma radiofonico più ascoltato d’Italia con una media di 1.200.000 ascoltatori ogni quarto d’ora (fonte: JFK Eurisko RadioMonitor), il più attivo in rete con un proprio sito internet indipendente e varie applicazioni e la terza pagina Facebook più seguita in Italia.

La vita avventurosa di un animatore eccentrico e insieme “normale” è ora in un film: “On Air - Storia di un successo” (uscita nazionale Medusa il 31), diretto da Davide Simon Mazzoli, cugino di Marco, ricostruzione di un sogno diventato realtà, tra scherzi clamorosi, sorprendenti retroscena, gelosie, tradimenti, querele, aneddoti irresistibili, ma anche la lunga strada che, passando per l’infanzia in America e la gavetta nelle radio locali fra Como e Milano, lo ha portato al successo e alla creazione del programma cult. Dalle sperimentazioni nella cameretta di casa al primo impiego a Radio Lombardia all’incontro fondamentale con Claudio Cecchetto. Starring, Giancarlo Giannini, Ricky Tognazzi, Chiara Francini, Cecchetto e naturalmente il Marco Mazzoli. Che risponde da un numero della Florida.

Soddisfatto del film-vita? «Sì, al di là che ricostruisca la mia avventura, mi sembra un film innovativo, più americano, con effetti speciali d’ogni tipo, realizzati da una società milanese. Anche per i colori ha qualcosa dello stile Disney di una volta».

Si ritrova nel film? «C’è una cosa in cui mi riconosco completamente, proprio il messaggio che esce: il desiderio dei personaggi, cioè seguire i sogni e muoversi per realizzarli».

Lei come si è mosso? «Io ho fatto una vita spericolata, come si racconta sono riuscito a sottrarre un assegno a mio padre per comprare una Porsche, ho dato fondo al mio fanatismo per la musica e la radio, una volta ho spaccato il vetro di un concessionario che mi aveva truffato, credo nel 2001, e poi un sacco di ragazze. Ma intendiamoci, adesso sono un bravo marito, fedele. I miei amici oggi mi conoscono come uno riservato in queste cose, anzi, un po’ sfigatello. Vedendo il film non ci credono che una volta ero stato così ribaldo».

Che cos’è la radio per lei? «Tutto. Cioè, io mi sento la radio, è una parte di me. Sono convinto della caratteristica unica del mezzo di cui mi sono innamorato. Al cinema ci devi andare. La televisione la devi scegliere, sederti, guardare, ascoltare. La radio invece ti accompagna mentre vivi. È un mezzo magico per me. Ho rischiato molto. Abbiamo sparato scene forti. Ma abbiamo anche sostenuto le lotte contro la droga o per campagne infantili. Sono stato anche licenziato. Una cosa riuscita del film è il rapporto con il presidente, impersonato da Giannini. Lui sapeva che non sono un Anticristo. In realtà sono un bambinone, mi piace giocare e far divertire le persone. Un paio di ore di relax come quando si va al bar e ci si ritrova con gli amici per non pensare».

Adesso ce lo deve dire. Che cosa?

La famosa scena della fellatio in diretta al microfono. Era finta vero? «No, no. Era vera».