ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Noa: "Il jazz, uno stato dell’anima. In Afterallogy c’è la nostra vita"

In concerto domani sera al Campo Sportivo di Iseo: creatività frutto dell’improvvisazione

Noa è molto legata all’Italia

Iseo (Brescia) - «Il jazz è parte della mia identità" premette Noa, in concerto domani sera al Campo Sportivo Oratorio di Iseo affiancata da un quartetto che vede l’irrinunciabile Gil Dor alla chitarra, il premio Grammy ucraino Ruslan Sirota al pianoforte, Or Lubianiker al basso elettrico e Gadi Seri alle percussioni. "Sono cresciuta a New York, dove la musica afroamericana sta in ogni angolo, e, una volta rientrata in Israele, mi sono iscritta alla Rimon School of Jazz, cofondata dallo stesso Dor. Forse non è un caso, quindi, che a cambiare le nostre vite sia stato l’incontro con un grande jazzista come Pat Metheny, produttore nel ’94 del mio primo album per il mercato internazionale". Jazz è pure “Afterallogy“ l’album voce e chitarra con cui la cantante israeliana di origini yemenite, al secolo Achinoam Nini, festeggia i suoi trent’anni di sodalizio con Dor, e a cui non esclude di dare un seguito, magari col sostegno stavolta di una big band. "Il titolo l’ha suggerito Gil ed esprime una riflessione sull’ ‘after all’, cioè su quel ‘dopo tutto’ che ci sprona a guardare indietro per trovare il senso del presente".

“Afterallogy“ è nato durante la pandemia.

"Sì, in quei suoni e in quelle pause c’è tutta la nostra vita. Ecco perché, accanto a celebrati standards quali ‘Lush life’ di Strayhorn o ‘Anything goes’ di Porter abbiamo voluto mettere dei brani originali come ‘Eyes of rain’, che ho scritto all’età di sette anni, o una canzone in ebraico quale ‘Oh Lord’, attinta da una composizione della poetessa Leah Goldberg".

Eppure, lei non è un’interprete jazz tradizionale.

"Il jazz per me è uno stato dell’anima, qualcosa di profondamente liberatorio per la creatività che riesce ad esprimere con l’improvvisazione. Anche se di solito scrivo le canzoni che interpreto, gli standards hanno contribuito molto a sviluppare il linguaggio della musica mia e di Gil con tutte le sue nuance, i suoi dettagli, le sue sfumature".

Lo scorso anno ha tenuto pure un concerto web a favore dell’Ospedale di Bergamo.

"Quando è esplosa la pandemia, nello smarrimento generale, mi sono detta: ora avrò la possibilità di riposarmi un po’. Poi ho acceso la tv e sono rimasta esterrefatta da quello che stava accadendo in Italia. Una parte del mio cuore batte qui. E non solo perché ci passo molto tempo e perché sono Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica".

Quindi?

"Ho chiamato l’agente e gli ho detto di voler dare un aiuto, mi ha risposto di avere un amico a Bergamo Jazz e in pochi minuti abbiamo deciso di mettere in piedi un concerto. Non è stato facile perché eravamo in lockdown e Gil vive a Giaffa mentre io in un kibbutz a nord di Tel Aviv. Alla fine, però, ci siamo trovati, abbiamo registrato l’esibizione, missato i suoni, montato le immagini, sottotitolato le parti parlate. Poi è intervenuta la Rai e, oltre a quello delle piattaforme, abbiamo avuto pure il sostegno della tv".

Soddisfatta?

"La reazione della gente è stata incredibile, abbiamo incassato una bella cifra e sono felice di aver dato il mio piccolo contribuito. Dopo quello per Bergamo ho tenuto altri 14 concerti ‘casalinghi’ e sono stati uno meglio dell’altro. Ho sperimento una nuova relazione con il pubblico, perché quando ti esibisci davanti alla telecamera lo fai per ogni singolo spettatore davanti allo schermo. Anche se cantare sul palco è tutta un’altra cosa".