ELISA GUZZO VACCARINO
Cultura e Spettacoli

Morau e il pensiero in movimento: "Basta etichette, l’arte è dubbio"

Il coreografo al festival Fog con gli spettacoli “Cathedral“ e “Totentanz“. "La Scala? Voglio casa in Italia..." "Provo a interrogarmi sul domani. Cercando risposte sui destini del mondo e sulle nostre vite personali".

Marcos Morau 43 anni coreografo residente alla Triennale di Milano è anche autore per il teatro e il cinema

Marcos Morau 43 anni coreografo residente alla Triennale di Milano è anche autore per il teatro e il cinema

Marcos Morau, spagnolo nato a Ontinyet (Valencia) nel 1982, è l’uomo del giorno nei maggiori teatri e festival e – colpo d’ala – la Triennale di Milano ora è casa sua come coreografo residente per tre anni. Nel cartellone di Fog 2025, il festival delle arti performative che anima la città fino al 15 aprile, Morau è di scena domani e domenica con “Cathedral”, nato per lo Scapino Ballet olandese, su musica di Arvo Pärt, qui con il Ballet Junior de Genève, e con “Totentanz, Morgen ist die Frage” (15 e 16) per il proprio gruppo La Veronal, fondato nel 2005 a Barcellona con il nome del noto farmaco ipnotico. Sono tante le domande per un autore teatrale e cinematografico (“Polvo Serán”, sulla buona morte, con Ángela Molina) e di danza richiestissimo, che non proviene da una formazione specifica, ma sa lavorare con i ballerini (“La belle au bois dormant” a Lyon).

“Totentanz” è una co-creazione con gli interpreti nel sound di Clara Aguilar; è una specie di rave contro la morte?

"La vita è fatta di contraddizioni e paure. Quanto più hai, tanta più paura hai. Più conoscenze hai, più dubbi hai. In questo momento di guerre, vediamo la morte tutti i giorni, senza davvero vederla, dietro un velo di assuefazione. E siamo stati educati a considerare la morte un tabù, a nasconderla. Il sottotitolo, “domani è la domanda” è la frase-banner dell’artista tailandese Rirkrit Tiravanija, che l’ha appesa sulla fiancata del club techno più famoso di Berlino, il Berghain, chiuso in pandemia; e ha

più significati; solo stanotte conta; oppure cosa resta per il domani? Una domanda macro sui destini del mondo e micro sulle nostre vite personali".

Come sarà il domani, allora?

"L’arte non può cambiare le cose, ma può muovere i pensieri; l’artista deve liberarsi dalle etichette, woke, di destra, di sinistra; l’arte è dubbio".

“Notte Morricone”, per Aterballetto, sta girando tutta Europa; “Firmamento” con un tema di Laurie Anderson, visto a Milano l’anno scorso, pure è in tour; le scelte musicali di successo sono un volano della creazione coreografica?

"A volte sono il motore della ricerca, per scelta, o per istinto, o accidentalmente; nel nostro tempo, tutto già esiste; creare è immaginare delle combinazioni tra immagini, musiche, opere – amo l’opera lirica – esistenti".

Il successo può essere una trappola? Come nasce ogni nuovo progetto?

"Ho 42 anni, meno freschezza, ma più esperienza; adesso posso scegliere tra le tante proposte".

Quali inviti sono andati a buon fine?

"A marzo debutta il mio nuovo ‘Romeo e Giulietta’ per il Balletto delle Fiandre; sarà più sulla violenza che sull’amore; due bambini di dieci anni, protagonisti al margine, già sanno che l’amore sarà impossibile, e per questo lo desiderano tanto; tutto finisce in gran tempesta; poi farò una creazione per l’Opéra di Parigi, su musica di Gustave Rudman, che lavora anche per la moda; mi affascina il mondo del balletto, che è tradizione, terreno sicuro, ma può trasformarsi continuando a essere balletto".

E in Italia, alla Scala o all’Opera di Roma avremo novità?

"Amo l’Italia, ci sto cercando casa; e qualcosa è già nell’aria”", fa trasparire sorridendo.