ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Milano folgorata dagli Etruschi, in mostra veri gioielli

Rara, l’emozione di scoprire un tesoro. Eccezionale, in una mostra. Ma accade alla Fondazione Rovati di Milano (corso Venezia...

La mostra allestita negli spazi della Fondazione Rovati di corso Venezia 25 visitabile fino al 3 agosto

La mostra allestita negli spazi della Fondazione Rovati di corso Venezia 25 visitabile fino al 3 agosto

Rara, l’emozione di scoprire un tesoro. Eccezionale, in una mostra. Ma accade alla Fondazione Rovati di Milano (corso Venezia 25), dove il visitatore di “Etruschi del Novecento” è fino al 3 agosto rapito, soprattutto al piano ipogeo, dal bagliore, nell’oscurità, di gioielli: in senso letterale, bracciali, fibule, collane, orecchini rilucenti oro giallo e rosso e rosa... e nell’accezione di opere d’arte. Che riaffiorano dal mondo delle ombre e dalle profondità della storia. Reperti archeologici da scavi di città morte, accostati a capolavori dell’arte moderna contemporanea: "Non dialogo - ha precisato Vittorio Sgarbi, presidente del Mart con cui si è sviluppato il fascinoso progetto - ma corrispondenza. Tutto il Novecento è percorso da una “febbre etrusca“ che va da Martini a Serafini e che indica un comune percorso non classico, ma alla ricerca del carattere piuttosto che della bellezza, dell’insieme espressivo piuttosto che della perfezione dei dettagli". Una scoperta “sorridente”, spiega Alessandra Taddia nel poderoso catalogo, alludendo all’incantamento prodotto dall’enigmatico sorriso etrusco affiorato con le teste da sottoterra. Sorriso dell’Apollo di 500 anni prima di Cristo, che diventa icona del manifesto per la XIX Biennale di Venezia, disegnato da Marcello Nizzoli nel 1934, e per quello dell’attuale mostra milanese. Sorriso che Roberto Sebastian Matta incide, un po’ più beffardo, nel 1978, con la fiamma ossidrica, sui volti della serie “Il sorriso verticale della Gioconda”. Chiaro, a questo punto, perché l’intensità espressiva disseminata in mostra abbia subito conquistato il pubblico, di solito esigente e competente, dell’inaugurazione. E tanto più sorprenderà chi in questo fantastico oltretomba andrà a conoscere il popolo che vi ha prolungato le consuetudini della vita terrestre: veritieri, naturali, paritari, complici, l’uomo e la donna giacenti insieme, in un semplice momento di riposo e di tenerezza, sul coperchio dell’antichissima urna cineraria, accanto a “Gli amanti” di Francesco Messina (1927-1928).

Anna Mangiarotti