MARIA GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Martina Consonni e un mestriere chiamato pianoforte

La pianista Martina Consonni inaugura una nuova stagione di Musica a Villa Necchi (Campiglio), rassegna pomeridiana per artisti under...

La pianista Martina Consonni inaugura una nuova stagione di Musica a Villa Necchi (Campiglio), rassegna pomeridiana per artisti under...

La pianista Martina Consonni inaugura una nuova stagione di Musica a Villa Necchi (Campiglio), rassegna pomeridiana per artisti under...

La pianista Martina Consonni inaugura una nuova stagione di Musica a Villa Necchi (Campiglio), rassegna pomeridiana per artisti under 35 organizzata dalla Società del Quartetto in collaborazione col Fai negli spazi dell’ex tennis della dimora del Portaluppi. Oggi, alle 17.30, la giovane allieva di André Schiff suonerà “Papillons op.2“ di Robert Schumann, “4 pièces fugitives op. 15” di Clara Schumann“; “Rondò capriccioso in Mi minore op. 14“ di Felix Mendelssohn e “Six Mélodies op. 4 e op. 5” della sorella Fanny; infine lo “Scherzo n. 2 in Si bemolle minore op. 31” di Chopin.

Consonni, cosa significa essere una pianista oggi? "Essere sempre sul pezzo. Ho una manager italiana che mi segue, ma un self management è necessario: oggi tutto corre troppo. Ma non mi vedo in nessun’altra professione. I continui spostamenti possono essere spossanti ma la gioia di esibirmi, di fare musica con persone incredibili che diventano parte della tua vita, la scoperta di nuovi repertori, la condivisione con grandi artisti sono la gratificazione assoluta".

E il tempo libero? "Non ne ho molto ma amo la lettura e l’arte; in ogni città cerco di visitare i musei. Sto capendo anche l’importanza di avere abitudini sane. Il maestro Schiff mi raccomanda sempre di dormire un paio d’ore prima del concerto per affrontare lo sforzo. L’alimentazione deve essere curata, il maestro Capuçon mi ha insegnato l’importanza dello sport. Non sono ancora disciplinata come lui ma amo passeggiare".

Come ha scoperto la musica? "Mamma si è diplomata in Conservatorio a Como e mi ha trasmesso la sua passione, ma nell’ambiente in cui sono cresciuta essere musicisti non era considerato un lavoro. A casa c’era un pianoforte e fin da piccolissima lo strimpellavo, mi piaceva ascoltare la musica, adoravo le sigle dei cartoni, così i miei mi hanno regalato un pianogiocattolo. Non mi bastava. A sei anni mia madre mi ha portata dalla mia prima insegnate, a 14 mi sono diplomata, da privatista, in Conservatorio a Pavia. Poi mi sono perfezionata a Imola con Scala e poi con Pace". Grazia Lissi