
Il baritono viennese Markus Werba torna a Milano per il Trittico Weill-Brecht in scena alla Scala fino al 30 maggio
Markus Werba è speciale, musicista formidabile, interprete eclettico dalla tecnica raffinata e dal vasto repertorio. E amatissimo dal pubblico milanese che lo segue dagli esordi, quando Strehler lo scelse per cantare “Così fan tutte”. Il baritono viennese torna a Milano in occasione del Trittico Weill-Brecht in scena alla Scala da ieri sera fino al 30 maggio. Il Maestro Riccardo Chailly ha deciso di unire per la prima volta tre capolavori assoluti del teatro musicale del Novecento: “Die sieben Todsünden”, “Mahagonny Songspiel” e “The Songs of Happy End” di Kurt Weill, testo di Bertold Brecht, regia, scene e costumi di Irina Brook. Markus Werba è Bill Cracker, protagonista in “The Songs of Happy End”.
Maestro dopo Mozart, Cavalli, Schubert, Richard Strauss e Wagner, questa volta incontra Kurt Weill. "Brecht è stato rappresentato a Milano per la prima volta da Strehler con cui ho debuttato nel 1997; spesso il regista citava il drammaturgo e il suo compositore. Adesso studiando quest’opera mi ritornano in mente alcune frasi chiave di Strehler a cui, allora, non avevo prestato grande attenzione. Happy end è poco rappresentato, portarlo alla Scala, nella città del Piccolo Teatro è responsabilità. Irina Brook ha levato i recitativi, per evidenziare le canzoni e unire le tre opere".
Quando ha scoperto Brecht/Weill? "Ho iniziato ad ascoltare molto presto le registrazioni di Lotte Lenya, moglie di Weill, il compositore diceva che scriveva i brani pensando alla sua voce. Ancora oggi la mia idea interpretativa di Brecht/Weill è lei; nonostante lo spartito Lotte Lenya riusciva sempre ad aggiungere qualcosa di personale. Sono arrivato a Milano per Mozart, oggi canto Weill è un bel cerchio; nella vostra città ho attraversato quattro secoli di cultura musicale".
Secondo lei, Brecht è ancora attuale? "Oggi più che mai. Racconta la grande povertà generata dalla crisi del 1929, le due guerre mondiali, i milioni di morti, forse siamo alla vigilia della terza e abbiamo paura. Irina Brook nell’opera Mahagony ha costruito un’isola di plastica, potrebbe essere il nostro futuro. Brecht è contemporaneo: deve essere letto".
Cosa ama più del drammaturgo? "Sicuramente le poesie, poi ci sono frasi che ho impresso nella mente come questa: “Esiste un’arte grande e un’arte piccola, un’arte utile e un’arte dannosa, un’arte bassa e un’arte alta, ma non un’arte bella e un’arte “brutta“".
E di Kurt Weill? "La sua unicità, non lo si può classificare in nessuna forma musicale; è straordinario, per questo è stato poco compreso in America".
Quali ninna nanna canta alle sue bambine? "Ho iniziato con Mozart, adesso canto loro anche canzoncine per i più piccoli".