ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Manuel Agnelli e la rivoluzione alle porte: “La generazione sesso, soldi e droga è al capolinea”

Il cantautore prevede "l’esplosione della bolla di nulla che ci circonda" e loda Papa Francesco: "Importante schierarsi e prendere la parola in questo momento, al di là di numeri e propagande"

Manuel Agnelli

Manuel Agnelli

Milano – Un’estate da Manuel. Partito da Palermo nel segno del jazz, esperienza anomala che assicura potrebbe lasciare segni sulle sue prossime sperimentazioni musicali, Agnelli continua il viaggio nelle canzoni degli Afterhours e del suo progetto solista “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Il 7 settembre è al Carroponte affiancato da una band impreziosita dalle presenze dei Little Pieces of Marmelade, vale a dire Frankie e DD (al secolo Francesco Antinori e Daniele Ciuffreda), di Giacomo Rossetti e da Beatrice Antolini (già nella band di Vasco Rossi).

Manuel, qual è la forza di questo nuovo tour?

"Il fatto di essere anzitutto amici. Può sembrare una banalità, e probabilmente lo è, però fa la differenza. La fa perché, pure nelle sere meno fortunate, sotto il profilo dell’ispirazione o della forma fisica, c’è sempre qualcosa da condividere. Un’esperienza tra persone che si vogliono bene".

Cosa cambia rispetto a prima?

"Credo che certe canzoni guadagnino in sincerità. Con l’ultima formazione degli Afterhours, i pezzi più hard rock o hard core in repertorio erano diventati un po’ di maniera. Mentre i Little Pieces of Marmelade e Giacomo Rossetti, che poi è il bassista dei Negrita, danno una botta non solo di freschezza, ma di attitudine".

In scaletta c’è “Severodoneskt”, vincitrice del Premio Amnesty International Italia. È importante ora dire cose sulla guerra?

"Secondo me è fondamentale. È fondamentale dare una versione ‘umana’ delle cose e ricordare alle persone che quello a cui assistono la sera davanti alla tv non è un videogioco e che le persone muoiono per davvero. E quando non muoiono perdono la casa, gli affetti, il futuro, mentre noi stiamo lì sul marciapiede della stazione a lamentarci del treno in ritardo. I media stanno facendo un’informazione orribile sull’argomento, giustificando l’orrore con dati, statistiche, dissertazioni geopolitiche, mentre la morte di migliaia di persone non si giustifica con niente".

Qual è, in questo, il ruolo della musica?

"È importante, anche se ovviamente non obbligatorio, che i musicisti prendano posizione. Purtroppo, quest’ultima generazione non ha una coscienza politica e neanche sociale. Una parte ce l’ha forse ambientale, ma per il resto ho notato negli ultimi anni una destrutturazione totale. C’è un menefreghismo imperante assecondato, in alcuni casi, da una forma di nichilismo che porta tutti verso atteggiamenti passivi".

Incontrandovi nella Cappella Sistina, Papa Francesco ha paragonato gli artisti ai profeti perché sanno “guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze”.

"Debbo dire che il Papa mi ha stupito molto, con un discorso politico pieno di inviti a ridiventare voce della gente. Credo sia un ruolo che l’arte, e la musica in particolare, ha sempre avuto, ma i tempi hanno un po’ inaridito. Ma credo anche che questa generazione dell’enorme niente, dell’io tutto macchine, alberghi, piscine, fi*a e cocaina, sia giunta al capolinea. Una enorme bolla dopata che sta per esplodere. È solo questione di tempo".

Grazie anche al David di Donatello e al “Nastro d’argento”, “La profondità degli abissi” è diventato uno dei suoi pezzi più apprezzati e richiesti. Se l’aspettava?

"Assolutamente no. Per quella che è la mia cultura musicale, i pezzi di grande valore sono quelli che comportano un coinvolgimento emotivo diretto parlando della mia vita, di quello che mi accade attorno, insomma quando dentro hanno qualcosa di reale. Questo invece l’ho concepito solo per il film. I riconoscimenti sono una gran bella gratificazione, significa che il tuo sentire e il linguaggio ha incontrato quello degli altri. Prima non davo importanza ai premi, ora li ho radunati sul pianoforte a coda che ho in sala perché così la mattina quando mi alzo dal letto per andare a fare colazione li vedo e inizio la giornata di buon umore".

Il cinema l’ha richiamata?

"Non c’è ancora niente di definito, ma ho diversi progetti sul tavolo. Intanto su Radio 24 sto conducendo una mia trasmissione, ‘Leoni per Agnelli’, poi ho in ballo un nuovo programma tv e tornerò a fare del cinema, non solo come compositore, forse pure come attore".

Merito dell’esperienza teatrale di “Lazarus”, la pièce di David Bowie ed Enda Walsh portata in scena da Emilia-Romagna Teatro con la regia di Valter Malosti?

"Sì, ho avuto diversi contatti. La cosa mi diverte molto perché mi proietta in un ambito nuovo dove ho tutto da imparare. Sono cresciuto nella Milano anni ’80 tra creativi dei settori più diversi e questo mi ha reso molto aperto ad esperienze trasversali. X-Factor mi ha dato una tale credibilità professionale che le richieste si sono moltiplicate. E il teatro pure".

Cosa le ha lasciato l’esperienza?

"Ho un grosso debito di riconoscenza verso Malosti, che mi ha scelto, mi ha messo a fuoco, mi ha aiutato a trovare una mia personalità teatrale. Non vedo l’ora di tornar sulle scene, consapevole di poterlo fare".

Riprenderete l’opera di Bowie e Walsh?

"La volontà c’è. Perché è stato un grande successo. Ma non subito perché abbiamo tutti anche altri progetti".

Cosa le ha dato il teatro?

"Dal punto di vista musicale ‘Lazarus’ è stata un’esperienza super arricchente. Ho cantato sul registro di Bowie che per me è molto naturale, ma non avevo quasi mai usato. Col “Duca“ abbiamo una tessitura vocale molto simile e cantare certe sue canzoni mi ha fatto venire voglia di sfruttare quel tipo di registro, una scoperta bellissima meravigliosa".

Singolare che tutto sia arrivato dopo i cinquant’anni età in cui tanti artisti si chiudono al mondo esterno.

"Ho fatto il percorso inverso. So che può sembrare pazzesco, ma io sono un introverso con forte senso del grottesco. Faccio fatica a sentirmi a mio agio in situazioni lontane da quelle abituali. Col tempo, però, ho acquisito una certa sicurezza e ora allontanarmi della zona di conforto mi crea meno tensione. Da questo punto di vista, la televisione è stata una scuola pazzesca capace di aprirmi dei mondi interiori insospettati e insospettabili. È incredibile che un talent show come X-Factor sia riuscito a trasformarsi in un’esperienza formativa a livelli professionali altissimi, ma per me è stato questo".

E sua figlia Emma tra il rocker, il radiofonico, l’attore di teatro, il conduttore tv, quale papà preferisce?

"Credo che la musica, al momento, sia la parte centrale della sua vita. Emma suona la chitarra e canta in una band dove, tra l’altro, milita pure la figlia del primo bassista degli Afterhours che, guarda caso, suona il basso. Emma mi ha detto che, quando suona con la band, si dimentica per due ore di tutte le negatività della vita. Sono rimasto sorpreso, perché è lo stesso, identico, motivo per cui ho iniziato io".