GIUSEPPE DI MATTEO
Cultura e Spettacoli

Mantova, quando i romani vivevano nella capitale della Cultura

Venerdì 2 settembre l’inaugurazione del Museo Archeologico

Una testina marmorea di epoca romana esposta a Mantova nei locali rinnovati del Museo Archeologico A destra un pavimento a mosaico, prezioso reperto fra i tanti in mostra

Mantova, 1 settembre 2016- «Tantum magna suo debet Verona Catullo/Quantum parva suo Mantua Virgilio» (Tanto deve la grande Verona al suo Catullo quanto la piccola Mantova al suo Virgilio). Così scriveva il poeta romano Marziale, vissuto nel I secolo d.C., in un epigramma. E come spiega Guido Vigna nella sua “Storia di Mantova” (Marsilio editore), se non fosse stato per Virgilio, sommo cantore del principato augusteo, difficilmente quella che viene spesso ricordata solo come la patria dei Gonzaga troverebbe posto nella storia “d’Italia” dominata da Roma. Non a caso, la città lombarda ha deciso di ripercorrere le orme del proprio passato con lo sguardo rivolto al futuro: ecco perché l’allestimento permanente del pianterreno del Museo Archeologico Nazionale, in programma domani alle 17, cade, come si suol dire, a fagiolo.

La struttura accoglierà oltre un centinaio di materiali provenienti da scavi della città romana e del territorio circostante. Per lo più reperti monumentali, tra i quali un imponente tratto di strada basolata urbana, pavimentazioni a mosaico e in cocciopesto, statue, iscrizioni, parti di architetture funerarie, affreschi. Ma non solo: nel salone del piano terra saranno infatti visibili per la prima volta anche i documenti archeologici che raccontano l’origine e lo sviluppo di “Mantua” dall’epoca di Augusto e Virgilio al periodo paleocristiano e altomedievale.

Mantova divenne dominio romano nel 214 a.C. a seguito della conquista della Gallia Cisalpina, avvenuta intorno al 190 a.C. Ma il processo di romanizzazione si rivelò molto più lento rispetto ad altri territori, e in particolare della vicina Cremona, che si trovava sulla via Postumia e fu elevata al rango di città. Mantova, invece, rimase per un secolo e mezzo un “oppidum”, vale a dire una semplice roccaforte, e assai lontana dagli eventi cruciali di allora, come dimostrato anche da alcune cronache coeve in genere abbastanza silenti.Una storia piuttosto lunga, oggi finalmente raccontata grazie al progetto di allestimento del museo. La struttura, fortemente voluta dal Direttore del Polo Regionale Stefano L’Occaso con la direzione scientifica di Nicoletta Giordani, si trova nel cosiddetto Mercato dei Bozzoli, un tempo sede del teatro dei Gonzaga, edificio donato dal Comune allo Stato nel 1978 e aperto nel 1998 come sede museale. Passata in consegna nel 2015 al Polo Museale della Lombardia, oggi permette di calarsi nella narrazione dei popoli che hanno abitato in passato la città, diventata quest’anno Capitale Italiana della cultura.