DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

“Le appese“. Se il suicidio è allegro

Lo si era incrociato qualche tempo fa. Al Teatro del Borgo. In cerca di un primo contatto con il...

Lo si era incrociato qualche tempo fa. Al Teatro del Borgo. In cerca di un primo contatto con il...

Lo si era incrociato qualche tempo fa. Al Teatro del Borgo. In cerca di un primo contatto con il...

Lo si era incrociato qualche tempo fa. Al Teatro del Borgo. In cerca di un primo contatto con il pubblico. Di una chiave per far sbocciare il progetto. Con quella sua natura speciale, così colta e bizzarra e furiosamente vitale. A distanza di mesi, fa quindi piacere ritrovare “Le appese“ in stagione a Campo Teatrale, da domani al 6 aprile sul palco di via Cambiasi.

Produzione indipendente. Scritta e diretta da Alice Redini, che per un attimo torna nell’orizzonte della ricerca dopo le recenti esperienze nel cabaret (e forse dovrebbe farlo più spesso). Mentre in scena sono Francesca Gemma ed Elena Scalet a dar vita a "un allegro spettacolo sul suicidio", come recita il sottotitolo. Che ha trovato ispirazione nella lettura di alcune pagine del romanzo "Svegliami a mezzanotte" di Fuani Marino, pubblicato da Einaudi. Dove si racconta di un suicidio non riuscito, narrato in prima persona. Un rimando. Anche se poi il lavoro è diventato altro. Concentrandosi su due figure femminili, il loro incontro in uno spazio dai contorni incerti, forse un balcone, una ringhiera, un passaggio. A tratti una casa. Dove i ricordi s’intrecciano alla banalità del quotidiano. E una stanza dei giochi cechoviana fa da specchio ad esistenze abbandonate a metà. Mentre si ride delle prove sceme per diventare grandi. I pensieri matti che ti riempiono la testa. In un flusso di parole serratissimo che si apre a schegge meravigliose firmate da Sylvia Plath, Amelia Rosselli, Antonia Pozzi, Virginia Woolf, Nadia Campana.

Diego Vincenti