Volteggiano sulle punte "Le cicogne della Scala" che Silvia Montemurro racconta/disegna per le edizioni e/o, tra un Primo (1930-1938) e Secondo Atto (1940-1950).
Quanto storia e quanto romanzo?
"Mi sono documentata sul Mago. Oltre che Caramba era soprannominato Luigi Sapelli, conteso dai più grandi teatri del mondo. Alla Scala aveva rivoluzionato il modo di fare i costumi trasformando uomini e donne in personaggi fiabeschi".
Tagliare, cucire, rattoppare, far vibrare sotto le dita sete e broccati, pellicce leopardate, tulle, piume di struzzo... l’attività di Violetta, principale protagonista.
"La madre, cantante francese, l’ha chiamata come il suo personaggio verdiano preferito. Promettente ballerina, Violetta rimane però zoppa in seguito a un misterioso incidente durante le prove. E diventa sarta con Caramba. A legare il suo nome a spettacoli lirici e di danza nella storia del teatro scaligero ci sarà comunque la talentuosa costumista e scenografa Anna Anni nel secondo Novecento".
Ma dobbiamo arrivare al 2022 per vedere la prima italiana, Speranza Scappucci, salire sul podio della sala del Piermarini per dirigere l’orchestra. O è vero quel che leggiamo nel romanzo (presentato mercoledì 23 ottobre ore 18.30 a La Scatola Lilla, via privata della Braida 5)?
"Lasciamo al lettore scoprire la vera identità di chi nei panni di Armando impugna la bacchetta in una performance impeccabile con gli scaligeri che eseguono un concerto di Bruckner nel febbraio 1944".
Di sicuro, la musica tra le macerie, a cielo aperto, fu la sfida lanciata dopo i bombardamenti che avevano sventrato la Scala, lasciando solo la facciata esterna miracolosamente conservata.
"Fascismo, guerra, dopoguerra... riporto fedelmente cosa accadde. E realmente esistiti sono gli uomini in posizione di rilievo nell’affascinante universo del Teatro. Frutto della mia fantasia, invece, i personaggi femminili. Anche se verosimile è il destino che attendeva varie ballerine, qui come a Parigi, maltrattate e dedite alla prostituzione".
Sparita la Milano set del romanzo?
"É la cittadina limitata entro le mura, o poco oltre, che Delio Tessa descrive tra le due Guerre con grande affetto per le piccole cose quotidiane. E dove io mi sono inoltrata, riaprendo anche locali economici per gustare il risotto, su tovaglie a quadretti, accanto alla Scala". A.M.