Il soprano Irina Lungu: “Io, spirito libero… ormai milanese”

Protagonista alla Scala, prima con Musetta poi con Mimì: “Impossibile non amarle”

Irina Lungu

Irina Lungu

Milano – Un po’ è Musetta, un po’ Mimì e in tante altre figure femminili dell’opera italiana. Irina Lungu è protagonista al Teatro alla Scala de “La Bohème” di Puccini, nell’edizione storica del 1963 con la regia di Franco Zeffirelli, dopo aver interpretato Musetta, sul podio la giovane direttrice coreana Eun Sun Kim. Nata in Moldavia, cresciuta in Russia, diplomata al Conservatorio di Voronež il soprano perfeziona il suo talento all’Accademia del Teatro alla Scala. Nel 2003 Irina debutta alla Scala nel ruolo di Anaï in “Moïse et Pharaon”, diretta da Riccardo Muti. Simpatica e diretta la cantante racconta "Sono milanese, più milanese di tanti miei amici nati qui. Non potrei vivere altrove".

Come si trova nell’interpretare le due giovani donne di Bohème?

"Bene, l’aver interpretato nello stesso allestimento prima Musetta, poi Mimì mi ha permesso di conoscere meglio entrambe. Le ho guardate da fuori prima di entrare in ognuna di loro, è stata un’esperienza profonda, impossibile non amarle".

A chi si sente più vicina?

"È difficile dirlo. Sono due donne molto complesse, Mimì ha tante sfumature, Musetta nel Quarto atto rivela empatia, sensibilità eppure sono sempre state classificate con cliché assurdi: la prima è una mite fioraia, la seconda un’esuberante superficiale. Non è così. Io stessa vivo momenti di solitudine, studio e altri in cui mi piace stare in allegria, altri in cui mi lascio trasportare dai sentimenti come Mimì".

Cosa crede di avere ricevuto dal Teatro alla Scala?

"Tantissimo, oserei dire tutto. Qui ho debuttato a 23 anni, ero arrivata da poco a Milano, con il passare del tempo ho capito che è stata la mia fortuna. Avevo già vinto diversi concorsi importanti, in uno di questi ho incontrato Luca Targetti, ex direttore artistico scaligero, scomparso pochi anni fa, mi ha suggerito di partecipare a un’audizione con il Maestro Muti, il giorno dopo ero già in viaggio. Sono entrata all’Accademia alla Scala, mi sono sentita stimata e incoraggiata a continuare".

E da Milano?

"La mia identità, vivendo qui ho scoperto chi sono realmente. Ho vissuto per 11 anni a Sesto San Giovanni, dal mio balcone vedevo le montagne, mi piaceva ma sognavo il centro di Milano, così mi sono trasferita in Piazza Wagner. Andrea, mio figlio, ha 13 anni, il prossimo anno frequenterà il liceo scientifico, è la nostra città".

Come condivide la musica con suo figlio?

"Non gli ho mai imposto nulla, viene a vedermi a teatro, gli ho sempre lasciato la scelta di cosa ascoltare, fare, ama molto lo sport. È consapevole di avere una mamma particolare, conosce il mio lavoro; quand’era più piccolo mi ha sempre accompagnato durante i viaggi, adesso, quando sono all’estero, colmiamo la lontananza sentendoci spesso attraverso zoom".

Vuole definirsi con tre aggettivi?

"Romantica, coraggiosa e sicuramente sono uno spirito libero. Credo nel talento, ma so che deve essere coltivato con una preparazione".