
Negri Decisi di seguirla. Non sono un tallonatore seriale, tutt’altro. Ma lei, in quell’istante, mi era parsa l’unica donna, la...
Decisi di seguirla. Non sono un tallonatore seriale, tutt’altro. Ma lei, in quell’istante, mi era parsa l’unica donna, la sola dell’universo osservabile. Lei era appena sbucata da via della Spiga, svoltando per piazza Cavour, dove io stavo bighellonando: il Giorno, a quei tempi, era lì di casa. Lei, sotto il bel cielo di fumo chiaro così cittadino, così milanese, mi era passata davanti con quel suo non so che... ma già era all’imbocco di via Palestro. Le andai dietro. Con discrezione, aggiungerei se non facessi ridere. In corso Venezia, scendendo svelta le scale della metro, la donna quasi inciampò in una folata d’autunno. Spettinando i suoi colori, che erano il biondo, il bianco, il lilla e il nero. Mi tenevo a una certa distanza, avevo perfino rischiato di perderla mentre la porta a soffietto del convoglio mi si richiudeva sul naso. Ma poi, con uno starnuto la porta si era riaperta e io mi ci ero quasi tuffato dentro. Lei aveva sorriso? Non so, la città di quei tempi era diversa anche nelle emozioni. A Loreto la donna trasbordò sulla linea verde e scese in Stazione Centrale. Adesso mi pareva scocciata, tesa. Milano era grande anche allora, troppo. Salii di frodo, a una decina di metri da lei, su un treno pendolare e arrivammo in uno strano hangar, da lì la seguii su un dirigibile prima e un’astronave poi. Non scese a Marte e nemmeno a Orione. Quando ci lasciammo alle spalle la Via Lattea ero molto perplesso: dove stava andando? Una chiassosa comitiva sbarcò ad Andromeda e la carrozza restò quasi vuota. Passarono nel buio le fermate del Gruppo Locale, del Superammasso della Vergine, di Laniakea tutta. Alla Grande Muraglia di Ercole, finalmente, si alzò e scese. E io dietro. Eravamo soli, sulla banchina fredda. La donna allora si voltò, affrontandomi: “Ma che fa, mi sta seguendo?”. “No - farfugliai - è lei che si sta allontanando da me”. “Stupido”, disse. E saltò leggera oltre l’orizzonte degli eventi, perdendosi nell’infinito.