MARIA GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Il gran debutto di Samuel Mariño. L’acuto è la mia rivincita contro i bulli

Eseguirà arie scritte per i celebri “castrati“ dell’era barocca accompagnato dall’Orchestra de’ Cavalieri

Il sopranista venezuelano si esibisce per la prima volta a Milano con la Società dei Concerti questa sera alle 20.45 in Sala Verdi del Conservatorio

Il sopranista venezuelano si esibisce per la prima volta a Milano con la Società dei Concerti questa sera alle 20.45 in Sala Verdi del Conservatorio

Il sopranista venezuelano Samuel Mariño debutta per la prima volta a Milano con la Società dei Concerti, questa sera alle 20.45 Sala Verdi del Conservatorio. Voce agile e carisma sulla scena, costumi appariscenti e tecnica sopraffina ne fanno uno dei fenomeni internazionali più discussi. Eppure l’inclusività è un carattere distintivo della musica classica: il repertorio "sopranista" risale a un tempo in cui le norme di genere nell’opera erano più sfumate. Mariño eseguirà arie scritte per i celebri "castrati" dell’era barocca accompagnato dall’Orchestra de’ Cavalieri diretta dal Maestro Marcello di Lisa, canterà arie di Vivaldi, Caldara, Händel, Corelli, Scarlatti. Estroverso e simpatico l’artista racconta che "sono solo ritornato alle origini della grande musica, quando era fluida. Il conformismo di genere appartiene, al contrario di ciò che si pensa, a tempi più recenti".

Maestro, quando ha scoperto la musica?

"Sono nato a Caracas e come i miei fratelli ho praticato il baseball, lo sport nazionale del Venezuela, ho iniziato a studiare pianoforte molto piccolo, a undici anni i miei mi hanno iscritto anche a una scuola di danza, intanto cantavo in un coro. Sognavo di diventare un grande ballerino, la danza mi ha insegnato la disciplina, il rigore. Ne faccio memoria ancora oggi quando esco in scena o quando studio".

E le sue potenziali vocali?

"A quattordici anni la mia voce sembrava ancora quella di un bambino piccolo. I miei compagni di scuola mi prendevano in giro, sono stato anche aggredito fisicamente. Ero disperato, finché mia madre mi ha portato da un medico il quale sapendo che cantavo in un coro mi suggerì di continuare a cantare, di aspettare ancora qualche prima di fare, eventualmente, un intervento alla laringe. In quell’ambiente musicale mi sentivo bene, il canto non era ancora una passione, ma solo con gli altri cantori i miei acuti mi sembravano gradevoli e belli. Oggi descrivo la mia voce come quella di un soprano lirico leggero, con un tocco di coloratura in più e mi piace immensamente".

Ha frequentato il Conservatorio?

"Si, su suggerimento di mia madre. Lì ho scoperto la musica barocca e me ne sono innamorato. A Caracas i miei insegnanti non sapevano cosa fare della mia voce così "particolare"; a diciotto anni mi sono trasferito a Parigi per continuare gli studi di canto. Ed è stata subito un’altra musica. Una città fantastica, per mantenermi ho lavorato sia a Disneyland, sia come portiere in alcuni alberghi".

Chi ringrazia maggiormente per la sua carriera?

"Barbara Bonney. Ho incontrato il soprano americano a Salisburgo, mi ha insegnato tutto. La tecnica vocale da soprano lirico e a vivere, direi sopravvivere, nel mondo complesso dell’opera".

Come abbina i costumi ai brani che esegue?

"Li scelgo per intuizione e divertimento, a volte metto i tacchi, altre volte stole di seta, mi piacciono i colori, i gioielli vintage, possibilmente enormi, e adoro tutto ciò che luccica".